L’Istituto dei Ciechi attacca il Comune di Lecce: ‘ci tolgono la sede, ma per darla a chi?’

Parole dure quelle del Presidente dell’Unione Italiana Ciechi di Lecce Salvatore Peluso: ‘questa sede è la nostra seconda casa, il Comune non può accampare alcun diritto’. Accanto a lui l’avvocato Francesco Baldassarre.

“Improvvisa e improvvida”. È cosi che l’Unione Italiana Ciechi definisce la richiesta del Comune di Lecce di rientrare in possesso degli spazi in cui da quasi un secolo opera il glorioso Istituto per Ciechi “Anna Antonacci”. Una richiesta che ha spiazzato il Presidente Salvatore Peluso è tutto in Consiglio d’Amministrazione dell’Istituto, incredulo davanti alla missiva ricevuta dal Comune.
 
Una lettera in cui Palazzo Carafa intima all’Istituto di liberare immediatamente Palazzo Carignani, richiamando alla delibera di Giunta (che però non è stata allegata alla lettera) numero 510/2017. La richiesta è chiara: l’Amministrazione rivuole indietro l’immobile, lo stesso concesso in uso ai non vedenti della città con la vecchia deliberazione del Regio Commissario n. 8 del 1919.
 
Non ci stanno, però, i ciechi leccesi che alla lettera hanno risposto a suon di carte bollate e con una conferenza stampa tenuta stamane all’interno dello stesso istituto di via De Summa. Il Presidente Peluso si è presentato con al fianco l’avvocato Francesco Baldassarre, scelto come legale difensore.
 
“Non cederemo mai questa nostra seconda casa – ha tuonato Peluso – che da un secolo rappresenta un punto di incontro e di formazione per tutti noi non vedenti e ipovedenti salentini”.
 
Come si sia arrivati alla richiesta del Comune di Lecce lo ha spiegato l’avvocato Baldassare, il quale ha ripercorso le storiche tappe dell’Istituto: “l’immobile come è noto, originariamente apparteneva ad alcune famiglie benestanti di Lecce, poi l’Amministrazione Comunale lo ha concesso ai non vedenti nel 1919, impegnandosi a versare annualmente la somma di 1.500 lire e conservando per sé la proprietà di un terzo dell’immobile”.
 
Un canone, però, che secondo il CdA non viene corrisposto da circa 30 anni e così, per poter funzionare, è stato deciso di adibire parte del Palazzo a servizi ricettivi per turisti, studenti e visitatori, impegnandosi ad applicare una tariffa scontata del 50% ai disabili.
 
“Era l’unico modo per sostenersi – ha spiegato Baldassarre – perché senza canone non c’era altra via. Il Comune (presente nel Consiglio di Amministrazione insieme alla Curia e alle Province di Lecce, Brindisi e Taranto), ha sempre avallato le scelte dei non vedenti, non opponendosi mai”.
 
Ora, però, il cambio di marcia: “il Comune pretende le chiavi dell’intero immobile, ma il Catasto dimostra che tutta la proprietà appartiene all’Istituto Anna Antonacci. C’è un diritto reale sono su una minima parte del Palazzo che – si chiede l’amministrativista – non capisco come suddividere, dal momento che l’immobile è unitario con tante aree comuni”.
 
A vederlo, in effetti, ci si chiede come poter suddividere le varie aree, attrezzate e arredate da stanza, ricoveri, punti ristoro, stanze ricreative e persino una biblioteca con testi in Braille tra le più grandi del Mezzogiorno.
 
“Abbiamo impugnato immediatamente la raccomandata a firma del Dirigente del Settore Economico Salvatore Laudisa perché questo bene non può essere sottratto ai non vedenti. Per farne cosa poi?” Ancora su questo si cela il più fitto mistero.



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