“Studenti restate a casa, dite che vi giustifica Michele Emiliano“. Parlava così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, alla vigilia del lockdown di marzo, quando la linea rigorista pugliese – replicata a distanza di giorni dal governo centrale – sapeva riscuotere solo successi indiscriminati. Oggi, a sette mesi di distanza, al successo si è sostituito lo scontento, già trasformatosi in rabbia e organizzazione: la chiusura delle scuole ha scatenato, tra le altre, le proteste dei genitori, pronti nella mattinata di domani a manifestare davanti agli istituti.
Sui cancelli dei plessi scolastici sono già comparsi i primi striscioni: “Didattica in presenza è socialità e conoscenza, la Dad è inesistente se il genitore è assente“. E ancora: “Genitori uniamoci: meglio l’istruzione parentale a un sistema asociale e irrazionale”, gli slogan di protesta appesi dinanzi all’istituto comprensivo Rina Durante di Melendugno. Come molti altri, base di movimenti spontaneistici che nelle prossime ore promettono di alzare la voce.
È indetta per domani, a partire dalle 8.00, la manifestazione di protesta coordinata dal movimento “La scuola che vogliamo – scuole diffuse in Puglia“, che invita gli studenti a gettare gli zaini dinanzi alle scuole in segno di dissenso contro l’ordinanza del governatore. Già da oggi, intanto, il coordinamento dei rappresentanti d’istituto delle scuole di Lecce e provincia ha proclamato lo sciopero generale. Nelle ultime ore, invece, è rimbalzato su whatsapp un fake, un messaggio secondo cui Emiliano avrebbe fatto un passo indietro proclamando la riaperture delle scuole: falso, come già evidenziato, ma emblema di una confusione generale che dagli studenti ai genitori travolge sindacati e istituzioni.
Intanto sulla decisione di chiudere le scuole litiga tutto il governo: le ministre Lucia Azzolina e Teresa Bellanova si scagliano contro Emiliano; il PD regionale e nazionale difende la sua decisione; i sindacati chiedono la riapertura, mentre il Presidente pugliese si trincera dietro le previsioni per il prossimo novembre, quando in Puglia – secondo gli scenari peggiori – potrebbero raggiungersi i 2500 casi giornalieri. Ma non basta per fugare le critiche, che vedono nella decisione di chiudere le scuole a poche settimane dalla riapertura il segno tangibile della debolezza delle istituzioni regionali.