La cripta del Duomo torna all’antico splendore. Il restauro scopre anche vecchie tombe scavate nella roccia

Una cerimonia sobria, ma molto intensa ha svelato in tutta la sua bellezza storica e artistica la cripta della Cattedrale di Lecce. I lavori di restauro hanno riservato anche sorprese portando alla luce luoghi per la sepoltura.

La cripta della Cattedrale di Lecce, dedicata a Santa Maria della Scala, è stata svelata questa mattina in tutta la sua bellezza storica e artistica. Dopo il restauro, il gioiello di arte e fede torna al suo antico splendore per essere conosciuta, amata e apprezzata non solo dai turisti che, ogni giorno, affollano i monumenti sacri del capoluogo barocco, ma anche dai salentini che non sempre conoscono questi tesori unici” usando le parole di mons. Domenico D’Ambrosio che ha aperto la cerimonia sobria, alla presenza delle autorità civili e militari. C’erano proprio tutti: dal primo cittadino, Paolo Perrone, al prefetto, Claudio Palomba, passando dal questore di Lecce (ancora per qualche giorno), Pierluigi D’Angelo, al vice comandante dei carabinieri, Fernando Sicuro e al vice comandante della guardia di finanza, Giuseppe Carrozzo
  
«La cripta di questa Cattedrale è un racconto fatto di pietra. Quello che è stato scoperto durante questi lavori di restauro offre agli studiosi preziose fonti per la ricerca e l’indagine scientifica future» ha spiegato l’arcivescovo D’Ambrosio che, rivolgendosi ad alcuni studenti presenti alla cerimonia, ha ricordato quanto sia importante il contributo ‘provvidenziale’ delle famiglie italiane all’8 per mille.
  
«Grazie all’8 per mille, la Chiesa di Lecce non solo sostiene le mille povertà di questo territorio ma si sforza anche di conservare il patrimonio della storia e della cultura”. Dei quasi 600mila euro impiegati per il restauro della cripta, infatti, una buona fetta provengono dall’8 per mille, un’altra parte dagli oneri di urbanizzazione che il Comune riconosce alla Curia di Lecce e un’atra quota, infine, sono a carico della diocesi.
  
Prima di passare la parola al sindaco Perrone, l’arcivescovo ha ringraziato quanti si sono prodigati nel riuscire in pochissimi mesi a completare il recupero della Cripta: il progettista e direttore dei lavori, l’architetto Giuseppe Fiorillo, responsabile, peraltro dell’Ufficio beni culturali della diocesi, l’impresa “Marullo costruzioni”, per la professionalità e la precisione dell’intervento e la Sovrintendenza di Lecce che incaricato l’archeologo Antonio Mangia a condurre gli scavi e le ricerche. «L’arcivescovo – ha esordito il primo cittadino – merita tutta la gratitudine di questa città. Un altro tesoro oggi è stato restituito ai Leccesi e alle migliaia di visitatori che giungono nel Salento alla scoperta delle nostre bellezze. Spero tanto che la riapertura della cripta sia il primo passo per il recupero totale del Duomo di Lecce».
  
«Da due anni – ha illustrato l’architetto Fiorillo che ha presentato tecnicamente i lavori di restauro – la cripta versava in uno stato di preoccupante degrado. La pavimentazione era tutta rigonfiata a causa dell’umidità di risalita. Era necessario agire con urgenza. Sono state rimosse, selezionate, numerate per settore, ripulite e trattate una per una le quasi 12mila ceramiche maiolicate. Quelle mancanti sono state fedelmente riprodotte da un artigiano del posto. Sono state poi ricollocate su un nuovo massetto in malta idraulica che favorisce l’areazione».
  
Come ci si aspettava, la rimozione del pavimento non poteva che riservare prevedibili sorprese: «Le cavità ritrovate nel transetto – ha rivelato l’archeologo Antonio Mangia – sono cosiddette ‘tombe-scolatoio’ scavate nella roccia. I cadaveri, contrariamente alla gran parte dei casi simili, qui venivano distesi e lasciati decomporre e non messi seduti. Abbiamo ritrovato anche un vano ipogeo dov’è possibile notare ad occhio nudo le diverse stratificazioni della città comprese quelle messapiche ed aperto una finestra sugli ambienti di epoca romana».



In questo articolo: