La soluzione c’è, anzi no. Continua l’odissea di Paolo e Francesca, sfrattati e cancellati dall’anagrafe

Siamo punto e a capo. Invitata dal Sindaco, nel corso della trasmissione ‘Mi manda Rai Tre’, a domiciliarsi presso il Comune, per una famiglia di San Cesario è arrivata la doccia fredda: non può essere iscritta perché non risulta presente sul territorio.

Sfrattati e cancellati dall’ufficio anagrafe dopo aver atteso per anni di ottenere un alloggio popolare: è questa – in sintesi – l’odissea vissuta da una famiglia di San Cesario che aspetta di conoscere quale destino gli è stato riservato. Ma andiamo con ordine. Paolo Miggiano e Francesca Astro dopo aver ricevuto, nel 2013, uno sfratto per morosità sono stati costretti a vivere in auto. Parenti e amici hanno aperto le porte delle loro case per ospitarli, ma si è trattato di giorni, al massimo settimane. Come tetto sopra la testa i coniugi hanno avuto soltanto la macchina, con tutti i pericoli che ‘dormire all’aperto’ comporta. La figlia di 10 anni, invece, vive in casa dei nonni materni.
  
Ad rendere ancor più insopportabile la situazione è la salute cagionevole del capofamiglia. Dopo un serio intervento cardiaco, con l'applicazione di quattro by pass, il signor Paolo ha bisogno per poter dormire di un respiratore artificiale che, ovviamente, funziona a corrente elettrica. Sicché, quando deve trascorrere la notte in auto, l’uomo deve rimanere sveglio per evitare di correre seri pericoli per la sua salute. Senza dimenticare, poi, il fatto che le terapie che dovrebbe seguire sono incompatibili con l'attuale condizione di senza tetto.
  
Del caso si è occupato da tempo Codici Lecce che ha acceso i riflettori sulla drammatica situazione vissuta da questa famiglia in attesa che venga loro assegnato l'alloggio popolare in ragione del terzo posto occupato, insieme ad altre famiglie, nella locale graduatoria. Accompagnati dal segretario dell’associazione, l’avvocato Stefano Gallotta, la coppia aveva raccontato la sua storia a “Mi Manda Rai Tre”.
  
Nel corso della puntata, era intervenuto il Sindaco di San Cesario che aveva trovato una possibile soluzione: eleggere domicilio presso la casa comunale per evitare così la cancellazione dai registri anagrafici e salvaguardare, tra l'altro, la posizione occupata nella locale graduatoria per l'assegnazione di un alloggio di Edilizia Residenziale, nonché per poter accedere ai servizi primari ed essenziali e riprendere a condurre un'esistenza dignitosa.
  
Come si legge nel comunicato stampa a firma del Segretario di Codici Lecce, però, niente di tutto questo è accaduto anzi pochi giorni fa è arrivata una raccomandata dall’Ufficio anagrafe comunale secondo cui la variazione dell'indirizzo presso la casa comunale non può essere accolta in quanto testualmente «da informazioni assunte dalla locale polizia municipale, le signorie vostre non risultano presenti sul territorio».
  
«Eppure – prosegue l’avvocato Gallottanel territorio comunale Paolo e Francesca stazionano e si recano di frequente per avere informazioni sulla procedura e sull'assegnazione dell'alloggio nonché per ricevere ogni comunicazione (peraltro, si sono persino recati a votare in occasione del recente referendum)».
  
Insomma, è ovvio che nella loro condizione e a causa delle gravi patologie da cui è affetto il signor Paolo, i coniugi non possono vivere in un veicolo, in attesa di avere l'assegnazione della casa e sono per forza obbligati a spostarsi laddove trovano amici e parenti disposti ad aiutarli.
  
«Appare inaccettabile – si legge nella nota di Codiciporre una famiglia in grave difficoltà dinanzi a un'aberrante scelta tra la salute e la morte civile. Perché tale sarebbe la conseguenza della perdita dell'iscrizione nei registri anagrafici, indispensabile per la salvaguardia e il godimento dei diritti civili basilari di ogni cittadino, quali il diritto alla carta d'identità, al lavoro, alle prestazioni previdenziali, al voto, allo studio, al medico curante e, persino, al pieno godimento dell'assistenza sanitaria nazionale. La legge stabilisce che la prestazione è legata alla residenza e se il senza fissa dimora è affetto da malattie che necessitano di cure continuative (quali le patologie cardiache, tiroidee e diabetiche da cui è affetto il signor Paolo), non vi è possibilità di ricevere alcun trattamento dal sanità pubblica».
  
Secondo l’avvocato Gallotta e la famiglia che si sente abbandonata dalle istituzioni, non si è andati oltre le promesse. Eppure, proteggere i cittadini in difficoltà rientra tra i doveri imprescindibile di un'amministrazione di un Paese civile. 



In questo articolo: