Le giornate al mare per “la famiglia di giù” sono un rituale, il racconto di Roberto Maffei

Per la famiglia con la casa al mare la stagione estiva inizia a Pasquetta, in Salento. Roberto Maffei racconta la storia di tante famiglie del Sud che passano le vacanze al mare.

Le giornate al mare per “la famiglia di giù” sono un rituale.
Esistono 2 categorie. Chi ha la casa al mare costruita negli anni ’70 a ridosso della spiaggia e che dopo 50 anni ne beneficia ancora grazie ad assurde leggi sul condono edilizio, e chi non ce l’ha. Chi ha la casa al mare dice a quelli che non sono stati così “furbi” a costruirsene una a 20 mt dal mare: “beati voi che potete decidere dove andare ogni volta”. Chi non ha la casa dice ai figli della Prima Repubblica: “beati voi che avete un appoggio”.
Per la famiglia con la casa la stagione estiva inizia a Pasquetta. “Dove la facciamo quest’anno Pasquetta?” Bè, possiamo andare alla casa al mare, ci stringiamo un po’, l’importante che ognuno porta la sedia per sé e che portiamo tutto cucinato da casa perché manca la bombola. Sistematicamente la mattina di Pasquetta il cielo è pesantemente coperto condito da un bel vento e alle 8.00 c’è sempre l’indeciso che chiama: “Ou, ma con sto tempo si va lo stesso?” Dopo minuti interminabili di indecisione il Consiglio di Amministrazione decreta che si parte. Dalle 9.00, ora in cui era prevista la partenza, si parte alle 11.00. Il luogo di ritrovo per tutte le 8 macchine è ormai da 25 anni l’area di servizio poco fuori l’uscita del paese direzione mare. L’ora stimata di arrivo è alle 12.30. Ovviamente dopo 18 km (su circa 23 da percorrere) c’è sempre una macchina che si perde. E’ la macchina della famiglia che ha dimenticato a casa la teglia monouso in alluminio piena con qualcosa di buono o la colomba. A dimenticare qualcosa è spesso la moglie che riceve i rimproveri del marito che le dice: “non potevi ricordatelo prima? E poi la colomba…arriveremo al dolce che saremo sfondati e ce la dobbiamo portare indietro” e lei che ribatte: “se invece facessi qualcosa anche tu questo non sarebbe successo, e poi la colomba è da un anno che gira per casa almeno così la consumiamo”. La coppia (spesso con figli) raggiunge il resto del gruppo con circa 1 ora e mezza di ritardo. Si inizia a pranzare alle 14.30. I bambini dopo aver ingurgitato come delle anatre un quintale di patatine e coca cola, sono fuori a giocare a pallone con il super santos e da casa si sente urlare “OOOOUU…LA MACHINA”. E’ un gentile invito ad allontanarsi dalle automobili. Ore 16.30-17.00, in questa mezzora succede che:
1-uno dei bambini rientra con un bernoccolo in testa essendosi urtato allo specchietto di una delle tante auto. Dopo avergli spalmato un kg di hirudoid viene parcheggiato su una sedia come un prigioniero di guerra e sudato come un petto di pollo messo a scongelare .
2-Il super santos finisce in mare o va a finire in qualche casa disabitata o si perde tra la vegetazione delle dune dove chi prova ad avventurarsi per recuperarlo farà la stessa fine di lì a poco.
3-Gli adulti che passeggiano sul bagnasciuga a digerire quanto incassato.
Ore 18.00/19.00 il padrone o la padrona di casa tirano fuori il limoncello, nocino e liquore al caffè fatti dalla nonna. Finalmente ci si saluta, stanchi come ciclisti dopo la Liegi-Bastogne-Liegi e con la frase conclusiva della signora di casa che è la seguente: Domenica ritorniamo che mettiamo in ordine e iniziamo a pulire “per quando ce ne veniamo a luglio” (nuova forma temporale di futuro attualizzato)
Ah, ma la colomba non la vuole nessuno?

Siamo alla domenica dopo Pasquetta. Di solito siamo alla metà del mese di aprile, dipende se è stata una Pasqua “alta” o “bassa”. Con l’auto piena di scope, tira-acqua, stracci, solventi vari, pastiglie per i topi e spray baygon, si parte alla volta della casa al mare. La moglie con i figli nella Megane Scenic mentre il marito provvede a portare 5 secchi di tintura bianca, rulli, pennelli, una scala e decine di fogli di cartone presi dai bancali di bottiglie d’acqua minerale e prenotati al ragazzo che lavora al discount vicino casa. Il tutto viene caricato su un motoape prestato dallo zio/nonno o dal vicino di casa perché se dovesse esserci qualcosa da buttare non sia mai che venga usata la macchina buona.

Giunti al mare si procede a togliere la rudimentale porta in legno posizionata sopra un’altra porta in ferro. La porta in legno ha una duplice utilità. La prima è proteggere la porta in ferro dall’aria salmastra corrosiva come la soda caustica, la seconda è far credere ad eventuali malintenzionati che quella è una casa abbandonata e che sarebbe inutile entrarci a cercare qualcosa da rubare. Rimosso il primo ostacolo vengono spalancati tutti gli infissi, viene attivato il contatore della luce e aperto il rubinetto generale per l’acqua. Acqua di pozzo ovviamente che se bevuta provoca allucinazioni a sfondo mistico e diverse necrosi ai reni.

I materassi umidi, appiccicosi e maculati dalla muffa vengono appoggiati su delle sedie e messi fuori al sole. Mobili e altri componenti d’arredo vengono coperti con teli in plastica o vecchie lenzuola e si inizia con la tinteggiatura. Alcuni mobili sono così marci dall’umidità che sono molli come un biscotto messo nel latte caldo. Anche questi messi al sole ormai gonfi e deformati che vengono scambiati per una nuova linea Ikea. Quelli irrecuperabili vengono caricati sul moto ape eportati in discarica…(si spera autorizzata).

In attesa che asciughi la prima passata di vernice si sale sul tetto per riposizionare l’antenna e ai bambini viene dato il compito di dire “non si vede…, si vede a righe…, si vede…” mentre il papà fissa l’ultimo tirante con un bullone impiantato nel muro di separazione con la casa accanto. Da precisare che solitamente la casa non ha una scala per salire sul terrazzo e quindi, preventivamente, si telefona al vicino che abita al nord se si può “saltare” nella sua proprietà e utilizzare la sua scala per poter raggiungere il proprio terrazzo in quanto i tetti delle due case sono separati da un muretto alto poco più di 50 cm. Il vicino acconsente con poche parole: “Si si, fai pure, basta che non fai suonare l’allarme sennò arrivano quelli della vigilanza”. A quelle parole tornano alla mente tutte le volte che è stato oltrepassato il confine senza permesso…

A tarda sera con i bambini addormentati sul sedile posteriore e la madre alla guida della Scenic che sembra Amelia, la strega di zio Paperone, si torna a casa in attesa di luglio. Il papà intanto ricoperto da pois bianchi come se fosse stato attaccato da uno stormo di gabbiani con la dissenteria (fortuna che si tratta solo di vernice) e con il moto-ape carico come un mulo si ferma prima a fare benzina e poi, approfittando dell’oscurità, scarica e brucia vecchi materassi e comodini marci in qualche campo di qualche ignaro contadino. Tornato a casa ben oltre l’orario tollerato, gli tocca sorbirsi la moglie che gli chiede ripetutamente dove sia stato dato che loro erano a casa già da 3 ore e lo aspettavano per cenare.

E finalmente arriva Luglio.
La mamma prepara valigie già dal 25 giugno come se non si dovesse tornare più e come se si dovesse andare dall’altra parte del mondo. I bambini sono così stimolati dal trasferimento al mare che parlano, anzi urlano, senza fermarsi come fossero una coppia di cocorite. Il padre, con 2 testicoli grandi quanto una casa, non vede l’ora di accompagnarli e ritornare in paese in serata per rivederli solo il sabato e la domenica successivi perché per lui le ferie arriveranno solo nelle duesettimane finali di agosto ma nonostante ciò l’idea di poter vedere il telegiornale in silenzio e girare in mutande per casa lo proiettano in uno stato di pace che al confronto anche il Nirvana impallidirebbe. Solita carovana di auto. Questa volta oltre alla Megane non c’è più l’ape del vicino ma una Fiat Marea SW da riempire all’inverosimile utilizzando anche il portapacchi. Giunti a destinazione cominciano le operazioni di scarico. In pochi minuti i 12 mq fronte casa sembrano unbancone di merce sequestrata dalla Guardia di Finanza durante un’operazione di merce contraffatta. Spunta anche un cappotto invernale e persino il barattolo del sale. Il papà decide di non fare domande, sta già pensando che in un paio d’ore sarà stravaccato sul divano di casa con l’aria

condizionata al massimo a guardare in silenzio su RaiSport1 la replica di Sassuolo-Chievo, 5° giornata del campionato di serie A appena concluso. Come mai gli era successo durante il resto dell’anno, la settimana vola e si arriva a sabato mattina, giorno in cui SI DEVE andare al mare. Sveglia alle 6.00, il sole è leggermente offuscato dalla foschia che regala un fresco illusorio ma che in 2 ore si trasformerà in un caldo soffocante. Il papà passa dalla “campagna” a prendere un po’ di fichi e dei pomodori. L’idea era quella di arrivare al mare per le 8.00 ma non lo farà prima delle 11.30. La moglie al mare intanto inizia a preoccuparsi, è impaziente che arrivi il marito per vomitargli addosso una settimana di stress condita con quello che hanno combinato quei diavoli dei SUOI figli. Suoi di lui ovviamente, perché quando i figli fanno casini sono sempre figli del papà in quanto hanno preso da lui. I bambini vivono sotto la costante minacciosa frase: “Appena arriva vostro padre…”. Arrivato al mare il papà perde diverse tonalità di colore dei capelli. L’imbiancatura di neanche 2 mesi prima si solleva già dai muri sbriciolandosi come se fosse pasta sfoglia. Oltre alla rabbia di aver buttato tempo, fatica e soldi deve sorbirsi anche la moglie che con tono imperante gli ricorda che non sa fare una beneamata m…., gli racconta i danni che hanno fatto i figli e gli rammenta che l’unica cosa buona che ha fatto nella vita è aver trovato lei che in un attimo di “calma” dice: “solo pomodori hai preso?”. Commosso da tanto amore e messo a tappeto da quelle parole dolci si reca in spiaggia a sorvegliare i figli (e a come se la spassano i single in gruppo tra sigarette, panini con la mortadella, pizzette e birra facendogli tornare alla mente i suoi primi 17 anni), questo logicamente non prima di aver pulito le briciole di vernice che si era staccata. Il sabato e la domenica trascorrono così tra una riparazione in casa, qualche bagno mentre gli altri dormono (cioè tra le 14.00 e le 16.00 fregandosene dei suggerimenti di Studio Aperto), vecchi ricordi di libera gioventù e un bacio. Si, il bacio di saluto dato alla moglie e ai figli prima di tornare a casa e affrontare un’altra breve ma rilassante settimana di lavoro e con la casa libera.

Arrivano le ferie anche per il papà. Dopo essersi assicurato di aver innaffiato le piante (perché se al ritorno la moglie non troverà bella rigogliosa la pianta che le ha regalato sua mamma per il compleanno saranno cavoli amari), chiuso il gas, staccato la luce, gettato la spazzatura, chiuso casa con dentro il senso di libertà provato per gli ultimi giorni, il caro papà si prepara ad affrontare le due settimane più pesanti dell’anno anche perché la sua ultima settimana di ferie coinciderà con quella del ritorno a casa di tutta la famiglia previsto per il 31 agosto. I giorni trascorrono con un programma già stabilito. La mattina al minimarket a fare la spesa che più che un minimarket si tratta di un bazar aperto dalle 06.00 alle 22.00 e dove in 10 mq si trova di tutto: pane fresco, alimentari vari, frutta, articoli per l’igiene casa-persona, riviste, giochi per la spiaggia e tanto altro. La particolarità è che a gestirlo è la stessa persona che ne ha un altro in paese e per coniugare ferie e affari ha anche una succursale nella marina più vicina. Dopo il bazar, si va in macelleria per prenotare l’immancabile pollo allo spiedo da ritirare tra le 12.30 e le 13.00. Il tour per la spesa viene fatto in sella ad una vecchia graziella dotata di cestino anteriore e posteriore. La bici non ha padrone, ma appartiene a chiunque del vicinato che abbia bisogno di usarla. Terminata la spesa si va qualche ora in spiaggia controllando spesso l’ora per andare a ritirare il pollo arrosto. Pranzo e pennichella scorrono serene. Il pomeriggio si può stare di nuovo un po’ in spiaggia ma questa volta su ordine della moglie che dice: “SENTI MA PERCHE’ INVECE DI STARE A CASA NON PORTI I BAMBINI AL MARE???” Detto, fatto. Il relax dura al massimo un paio d’ore perché la moglie arriva dicendo: “Fatti la doccia che alle 8.00 (di sera) dobbiamo andare alla sagra del pesce fritto. L’indiscussa sagra del pesce fritto che inonda tutta la zona balneare di un odore nauseabondo fino a Natale. La sagra viene condita da musica assordante anni ’80 remixata da DJ semi- sconosciuti e dalle dubbie capacità musicali che fanno da sfondo a giostre come il tagadà, le macchine da scontro, i pugni, il bruco e l’altalena. Su un palco o su una piattaforma in cemento invece un quartetto di liscio e divertentismo intrattiene i più stagionati. A mezzanotte, massimo mezzanotte e mezza si rientra a casa e ci si siede a chiacchierare con le persone che sono già rientrate o con quelle che alla sagra non ci sono andate e che con aria di sufficienza sfottono dicendo “com’era la sagra? Vi siete divertiti?” pur sapendo che la sagra è la stessa da 35 anni. Tra un pettegolezzo e l’altro si arriva alle 3.00. Anche i più giovani, quelli tra i 14 e i 17 anni, fanno rientro. Si va a letto con la lista della spesa pronta per una nuova giornata quasi foto-copia di quella appena conclusa.

21 agosto. Manca poco all’inizio del campionato di calcio ma in televisione va in onda la Supercoppa Europea. In questa partita secca si sfidano le 2 squadre vincitrici della Uefa Champions League e della Uefa Europa League. Tutti gli uomini della strada conoscono i propri compiti ormai stabiliti da anni ed ereditati dai predecessori quando all’epoca ci si riuniva per guardare “Giochi senza frontiere”. L’appuntamento è alle 19.00 a fine strada, all’ultima casa prima della spiaggia.Ognuno ha ricevuto una serata di libera uscita dalle rispettive mogli che invece hanno deciso di passare una tranquilla serata di sole donne come quando succedeva negli anni del fidanzamento in cui periodicamente la compagnia formata da coppie si separava per uscite di soli uomini e sole donne. Alle 18.00 mentre le donne sono già in tiro, i mariti sono con infradito, pantaloncini e a torso nudo coperto solo da villosità più o meno accentuata. Al mare viene dedicata solo una parte della giornata perché alle 17.00, a seconda del compito assegnato, ci si reca al minimarket per la birra, i panini e gli affettati, dal fruttivendolo per 4-5 angurie e in macelleria per carni varie da fare alla brace. Alle 19.10 il padrone di casa inizia ad accendere la fornacetta e ovviamente manca la carbonella. Chiamata all’amico: “Ou, sei ancora al minimarket?” – “No, sono appena uscito, sto in fila in macelleria”…. Silenzio…… “ah vabbè, senti manca la carbonella….” …silenzio…”ok, mò passo”.

Ore 20.15 il finale della strada è ormai diventato proprietà privata. L’ingresso alla passerella in legno che conduce al mare è occupato tipo banlieue parigine da 15-20 sedie già posizionate a semicerchio mentre la televisione a tubo catodico è appoggiata ad un tavolinetto traballante con cavi di 20 metri che portano dentro casa. La fornacetta è calda, i panini aperti e la mortadella a portata di mano. Qualcuno esclama “Ordiniamo pure due pizze?” (due=unità di misura in uso al Sud che sta per “qualche”). Ore 21.00 inizia la partita che tiene incollati al televisore tutti i partecipanti come una lampada a luce blu fa con gli insetti. Finito il primo tempo, intorno alle 21.45, tutti si alzano per restituire all’ambiente la birra assimilata, i primi a rientrare in postazione iniziano a tagliare l’anguria e a rinnovare il ghiaccio per la birra. Ore 22.05 inizia il primo tempo. Il risucchio dei 19 spettatori intenti a mangiare l’anguria copre il volume della telecronaca, per terra semi di cocomero si attaccheranno sotto le infradito e verranno portati in casa per la gioia delle signore….e delle formiche. Al 79° minuto di gioco, vale a dire le 22.40, arrivano le 11 pizze che tutti avevano dimenticato di aver ordinato. Dato che tutti sono pieni come delle otri si spera che la partita prosegua con i supplementari e magari con i rigori in modo da avere il tempo di digerire e fare spazio alle pizze. Per fortuna si va ai supplementari e poi ai rigori. La partita finisce intorno a mezzanotte ma già dalle 23.00 sono iniziati i primi ritiri dovuti alla sonnolenza post-scofanamento. Il padrone di casa e tv è tra i primi a cedere e saluta tutti delegando uno qualsiasi a rientrare televisione e sedie a fine partita nel cortile di casa. Finita la partita e scaricata l’adrenalina cala il silenzio e ognuno inizia a domandarsi dove sia la propria moglie.

Le signore rientrano poco prima dell’1.00. I rispettivi mariti sono felici di rivederle in preda ad una crisi fanciullesca ma le mogli invece sono caricate a mille dalla serata trascorsa, non hanno nessuna intenzione di dormire e, dettaglio da non trascurare, i figli sono ancora in giro. Appena entrati a casa la porta viene chiusa a chiave in modo che i figli debbano bussare per forza per poter entrare. Lui si getta sul letto e lei va in bagno a prepararsi. Lui finalmente dopo mesi di astinenza crede sia la volta buona, lei invece PRETENDE che sia la volta buona. Lui però non aveva fatto i conti con i carboidrati della pizza e quello che poteva succedere nella realtà gli succederà solo in sogno. Quando la moglie entra in camera lo trova con gli occhi chiusi quasi esanime e le infradito ancora ai piedi piene di semi di anguria sotto la suola. A quella vista la “piccantezza” che aveva si trasforma in pochi secondi prima in rabbia e poi in stanchezza che farà crollare anche lei. Sono già le 02.30 ed entrambi sono in un sonno profondo che non permetterà loro di sentire i colpi alla porta dei figli che sono stati lasciati fuori casa e che la mattina dopo si prenderanno pure i rimproveri per non aver avvisato che avrebbero passato la notte a casa di amici.

Con la moglie ancora un po’ incazzata per il mancato strike di qualche giorno prima e per i semi di anguria sparsi per casa e con il marito che si sente un cogl…per l’occasione persa, si arriva alla fine delle ferie. Come per la tratta di andata Paese-Mare, anche per la tratta di ritorno Mare-Paese le operazioni di trasloco vengono avviate già qualche giorno prima della partenza effettiva. Di solito intorno al 28 di agosto la signora inizia a rimettere negli scatoloni le cose che non servono più, la maggior parte mai utilizzate per due mesi. Le spezie vengono riposte nelle scatole delle scarpe in modo da averle a portata di mano ma allo stesso tempo per essere pronte da portare via. Nel frigo ormai solo un po’ d’anguria, 2-3 pesche, delle bottiglie d’acqua tutte già ammezzate e il bicchiere di aceto per non dar modo alla muffa di appestare l’elettrodomestico quando resterà spento per 9-10 mesi. Arriva il 31. Qualcuno intelligente è già partito, qualcun altro ancora più intelligente, ma anche con più ferie, resterà un’altra settimana per godersi la pace del mare senza stracciapalle in giro che scorrazzano in sella ai motorini con le marmitte scassate. Le giornate sempre più corte, ventose e nuvolose disegnano un panorama stile armageddon che fino a pochi giorni prima era pieno di vita e di sole. Il mare non più piatto e cristallino è ora gonfio e cupo da non permettere nemmeno l’ultimo bagno della stagione. Vengono espletate le attività di rito: gli infissi vengono rimossi e sigillati in dei bustoni neri dell’immondizia per preservarli dalla salsedine, le tapparelle chiuse completamente, viene staccato lo scaldabagno che anche quest’anno ha fatto il suo dovere consentendo, con una capienza di 80lt, ben 4 docce calde al giorno intervallate per forza di cose almeno 1 ora l’una dall’altra, teli copritutto vengono posizionati a protezione dei materassi nuovi, gli armadi vengono sollevati da terra con dei cubi in legno per far respirare il materiale scadente di cui son fatti. Tutto ciò viene interrotto a più riprese da vecchi amici, anche loro in partenza, che da diversi anni affittano la casa e con i quali ci si vedrà a luglio del prossimo anno. Non ha importanza se essi vivano lontani a 1000 o a 10 km, con gli “amici di mare” ci si incontra solo al mare altrimenti non sarebbero più “amici di mare” e non ci sarebbe la voglia sincera di vedersi ogni estate. Il fatto di vedersi solo 2 mesi all’anno infatti è uno dei motivi che li rende sopportabili.

Dopo aver ancorato la roba al portapacchi della macchina e dopo essersi assicurati di aver preso tutto viene riposizionata la porta di legno e sigillata come se fosse la porta Santa del Giubileo in attesa di essere riaperta l’estate successiva.
Si parte lasciandosi il Mare alle spalle dandogli l’opportunità di tornare a respirare e di affrontare questi 10 mesi senza umani. In macchina, dopo le classiche domande “abbiamo chiuso tutto? – abbiamo dimenticato qualcosa?” piomba un rispettoso silenzio. Tra la roba che occupa buona parte della visuale del lunotto posteriore, si cerca uno spiraglio per riuscire a intravedere dallo specchietto retrovisore quel lenzuolo blu mentre accarezza la sinuosa spiaggia. I 2 Elementi finalmente possono tornare ad amarsi in solitudine senza essere disturbati almeno fino alla prossima estate.



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