Lecce, Capitale di Cultura, ma anche di civiltà e sicurezza

All’indomani della straordinaria affermazione del capoluogo nella short list delle città candidate, bisogna chiedersi se il territorio è¨ pronto a diventare Capitale.

L’aver superato la prima fase selettiva della candidatura di Lecce a Capitale della Cultura 2019, costituisce un indubbio ed inequivocabile esempio di intelligenza politica e tenacia amministrativa da parte del Sindaco, Paolo Perrone e dei suoi collaboratori, ovvero, di tutti i protagonisti che si sono attivati nell’elaborazione di un dossier che, evidentemente, ha fatto colpo sulla commissione giudicante.

Se fino ad oggi tutto ciò si è rivelato un gioco divertente, adesso, “rischia” di trasformarsi in un’avventura esaltante che servirà a proporre e promuovere la cultura del nostro territorio oltre i confini canonici ai quali siamo abituati.
Ci aspettiamo, però, che Lecce Capitale della Cultura non sia un regalo per i soli turisti, ma anche e soprattutto un tributo doveroso ai suoi cittadini, anche a coloro che vivono la leccesità a mezzo servizio, che non credono nelle piene potenzialità di questa terra e che la vivono a responsabilità limitata.

Ci chiediamo, a questo punto, di quale cultura Lecce ha davvero bisogno per essere Capitale. Una Capitale, infatti, si giudica per le sue caratteristiche sovraordinate al contesto che la comprende. Una città di eccellenza, insomma, dove non siano brillanti solo i suoi monumenti o le iniziative di spettacolo, ma dove primeggi il grado di civiltà, di disciplina, di rispetto delle regole, di legalità.
Può essere Capitale della Cultura europea una città dove si falsificano i ticket per i parcheggi, dove alcuni cittadini utilizzano falsi permessi per portatori di handicap (se non falsi quantomeno scaduti)? Può essere Capitale della Cultura una città in cui, quotidianamente, sono rapinati o depredati supermercati ed esercizi commerciali? È città di cultura un borgo architettonicamente incantevole, ma dove si spara di notte per inviare messaggi intimidatori pienamente significanti di un linguaggio criminale? E infine è capitale di cultura una città affamata di lavoro, nella quale, ogni giorno, scioperi e sit-in di protesta attestano l’infermità economica di un territorio che si candida a rappresentare l’Europa?
Ecco il punto! Il punto dolente! Festeggiamo, certo e ci impegneremo perche Lecce diventi un fiore all’occhiello della cultura in Italia, superando la concorrenza di altre città “acculturate”, ma prima è necessario ed obbligatorio superare anche tutti gli ostacoli che ne svelerebbero il tratto meno nobile, buttando in mare tutti gli sforzi, legittimi ed ambiziosi, di chi crede realmente nella bellezza.