Lecce non sarà Capitale della cultura, ma può essere patrimonio mondiale dell’Unesco

L’esperienza di Lecce 2019 sia d’insegnamento. Wojtek Pankiewicz ne è convinto ‘Lecce e il Salento ora devono puntare a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco. Abbiamo invitato Perrone e Gabellone ad avviare le procedure di inserimento’.

Matera, la città dei sassi, sarà la capitale europea della cultura nel 2019, insieme alla bulgara Plovdiv. Un titolo meritato, vinto per di più sfidando le “grandi” come Ravenna, Perugia e Siena, realtà che hanno alle spalle una storia luminosa. A correre verso il titolo c’erano anche Cagliari e Lecce, in quello che era stato ribattezzato come derby del Sud. Eppure l’ha spuntata, con sette voti su tredici. Ed ha sorpreso tutti, nonostante fosse data per super favorita, nonostante fosse in pole position per aggiudicarsi l’ambito titolo. Da «vergogna» a «orgoglio» dell’Italia, titolano molti giornali all’indomani del verdetto che ha riacceso i riflettori sulla piccola realtà lucana che ha saputo reagire, trasformarsi e ripartire proprio dal suo patrimonio, quelle pietre diventate un luogo di attrazione turistica, grazie a chi ha saputo guardare oltre. Ora, la punta di diamante della Basilicata può davvero guardare al futuro dopo la decisione considerata quasi “rivoluzionaria” che ha ridato a quella terra un po’ di speranza, con la «s» maiuscola.

Tre voti per Lecce. Eppure lo staff di Lecce2019, il direttore artistico Airan Berg e il sindaco Paolo Perrone, che hanno assistito alla cerimonia presieduta dal ministro Dario Franceschini, non ci stanno a sentir parlare di “sconfitta”. Non nascondono la delusione, né la tristezza, questo è vero ma ora tocca ripartire, continuare a lavorare per riuscire a realizzare comunque quei progetti messi nero su bianco nel bid book: idee, programmi, iniziative in cui tutti i salentini hanno fortemente creduto.

Sulla stessa linea è anche Wojtek Pankiewicz presidente di Valori e Rinnovamento che all’indomani del responso non si perde d’animo e rilancia una proposta già formulata lo scorso 9 settembre, in una conferenza stampa insieme al testimonial Edoardo Winspeare, nell'ambito del Progetto “Salento Ideale”: «Lecce ora deve puntare a diventare Patrimonio Mondiale nella lista dell'Unesco (Unesco World Heritage List)». Anzi, è qualcosa in più di una semplice proposta «Stamattina, – afferma Pankiewicz – abbiamo scritto al sindaco Perrone e al Presidente Gabellone, invitandoli ad avviare le procedure di inserimento. Il Salento ha le carte in regola perché si possa presentare la candidatura per essere inclusi come sito nella lista del patrimonio mondiale culturale e naturale dell'Unesco. Attualmente l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di siti (50). Tra questi già dal lontano 1993 ci sono i Sassi di Matera, città che evidentemente ha avuto politici ed istituzioni  più intraprendenti e concreti. Nel 2006, su iniziativa del sindaco Poli Bortone, Salento and the "Barocco Leccese" fu inserito nella Tentative List, la lista propositiva. La cosa, purtroppo non ha avuto nessun seguito».

Il movimento "valori e rinnovamento" è fermamente convinto, infatti, che  l'economia della bellezza e il turismo delle identità siano risorsa strategica e volano della crescita economica del Salento  e che l'inserimento di Lecce e del Salento nella lista dei siti del patrimonio mondiale dell'umanità Unesco aumenterebbe enormemente la capacità di promozione del territorio e quindi la potenzialità di attrazione dell'immagine di questa terra nel mondo.

E come dargli torto? Basti pensare che fino a poco tempo fa, il resto d'Italia confondeva il Salento con il Cilento. Oggi invece, non si usa più dire Puglia meridionale, ma terra della Taranta, scrigno di ineguagliabili bellezze, patria dell’ospitalità. Oggi, è Salentu, sule mare, jentu e molto, molto altro.



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