“Ridiamo dignità e credibilità alla professione”, lettera aperta ai medici salentini

Antonio Chiodo, presidente regionale dello Snami (Sindacato Nazionale Medici Italiani), ha voluto scrivere una lettera aperta ai medici salentini: “Ridiamo, dignità autorevolezza e credibilità all’Ordine”.

medici

«Noi “anzianotti” eravamo abituati ad essere informati su tutte le vicende di cui istituzionalmente si occupava l’Ordine professionale. Sul Bollettino erano pubblicati i verbali delle riunioni redatti in maniera puntuale ed esaustiva. Ciascun consigliere aveva una propria responsabilità ed il Presidente, che era (… ed è !) eletto dal Consiglio Direttivo, era ( … ed è!) semplicemente espressione della volontà generale ovvero un “primus inter pares”. Le riunioni erano (… e sono!) pubbliche ed il dialogo tra i medici era mediato dalla disponibilità, dalla trasparenza e dall’apertura all’ascolto senza “schermi gerarchici” o distanze autoritarie. Alla gestione dell’Ordine approdavano figure di riconosciuto spessore culturale ed umano che, nei rapporti professionali e sociali, si traduceva in autorevolezza e credibilità. L’unico interesse del dirigente ordinistico era la scienza e l’etica professionale ovvero ciò che l’art. 32 della Costituzione indica con estrema chiarezza come qualcosa che nessuno e neanche “… la legge può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”».

Inizia con queste parole la lettera aperta ai medici salentini che Antonio Chiodo, presidente regionale dello Snami (Sindacato Nazionale Medici Italiani), ha voluto indirizzare ai colleghi. Una specie di esortazione pubblica per cercare di restituire all’ordine il “credito” che merita. L’invito, anzi gli inviti scritti nero su bianco, sono chiari e spingono ad una riflessione per trovare nel “passato” la strada per il rinnovamento futuro.

A chi ha avuto problemi (o pendenze) con la Giustizia il consiglio è quello di dare un “umile segno di volontà di rinnovamento morale dell’Ordine professionale”. Chi avesse interessi diversi o in conflitto con l’etica professionale, invece, dovrebbe dare la precedenza ai valori propri di un professionista della salute pubblica. Chi ha occupato per anni un ruolo di primato nell’Ordine, infine, dovrebbe farsi promotore di un cambiamento generazionale.

La missiva termina con quella che Chiodo definisce una preghiera, indirizzata al dottor Luigi Pepe, numero uno dell’Ordine di via Nazario Sauro: “Egregio Presidente, ci aiuti a creare le condizioni ideali affinché il nostro Ordine professionale possa riappropriarsi delle proprie esclusive prerogative che consentano la massima apertura al dialogo senza riserve, al massimo coinvolgimento delle migliori energie intellettuali e morali, alla migliore espressività verbale nei rapporti pubblici con le Istituzioni. Metta a disposizione di altri giovani colleghi la Sua esperienza rinunciando alle cariche istituzionali e concorra con il suo potere a ridare all’immagine ed alla pratica della professione medica quella dignità che noi “anzianotti” viviamo nel conflitto tra nostalgia e rassegnazione. Grazie Presidente”.



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