Caro Stato, cara Ministra, caro Governo, caro Presidente Della Repubblica tutto incluso, in e out, di oggi e di ieri.
Vi scrivo per darvi una notizia importante:
sono stata convocata con supplenza annuale per fare ciò per cui mi sono formata in anni di sacrifici, studiando, investendo, la mia famiglia e io, in tempo e danaro.
Sono felice! E tu Stato ce l’avevi detto, “vi faremo lavorare a voi insegnanti, 70000 più altri mila.. in aggiunta… Finalmente la scuola avrà i suoi docenti e i docenti potranno svolgere il loro lavoro. Sarete convocati tutti!” Applausi a scroscio.
Che bella sensazione essere oggi convocata.
Mi seggo e leggo meglio, me lo voglio godere questo desiderato momento. Inizio, mi accorgo subito che la convocazione non viene rivolta a me come persona o docente, nel senso che il mio nome, lasciamo perdere titoli o altro, il mio nome, nudo e crudo non viene neanche citato. È una comunicazione fredda, spietata, in cui si fa la proposta scarna, vengono specificate ore, materie e durata dell’incarico, ma del mio nome neanche l’ombra.
Penso: avranno delle lettere format, non è che ti devono scrivere la lettera d’amore… Dai su un po’ di sano cinismo dallo Stato ci vuole.
Però questa convocazione comincia un po’ a perdere di bellezza, perché è rivolta ad un numero, più che a una persona, ad un punteggio e io mi sento invece persona. Mi impongo di non pensare di nuovo che le relazioni di potere squilibrato nascono proprio dal considerare l’altro un numero, togliendole il nome. Il potere è un fenomeno del continuum. Offre a chi lo detiene un ampio spazio del sé. Caro Stato perdonami, sono suggestioni perché ho da poco finito di leggere “Se questo è un uomo” di Primo Levi.
Via cattivi pensieri e continuo a leggere bene perché trattandosi della risposta addirittura dallo Stato, non di un’azienda qualsiasi, ad una candidatura importante, per cui mi sono spesa con tanto di curriculum, lauree, master, certificazioni di ogni tipo, come le altre migliaia di colleghe/i avranno fatto, ci tengo a leggere come il mio Stato mi offre il lavoro. “Stato come espressione di un popolo” diceva Rousseau.
12 ore di Italiano, Storia e Geografia, stipendio offerto €1010 netti.
Bene bene bene.. Fare “due conti” è d’obbligo, sono mamma, monogenitore, fare i conti della formichina è doveroso.
Caro Stato lei mi offre uno stipendio di €1000 per insegnare e istruire ragazzi e ragazze futuri cittadini italiani, a 1000 km da casa, dove dovrò pagarmi un affitto di circa 400€ al mese, più spese, più sopravvivenza personale, perché di sopravvivenza si parla qui, più spese di sussistenza per mia figlia minore la quale nel frattempo dovrei abbandonare, trasferendomi in altra città lontana arrivando a fine mese a – 0€ di sicuro? Mi offre questo lavoro per cui io con impegno e sudore ho studiato, in cui credo tanto, in questo modo cosi poco riconoscente?
Più che l’opportunità di svolgere la mia professione, mi sembra una “punizione“, come se dovessi pagare il conto di essere stata onesta e non aver scelto la facile via della raccomandazione? Questo è il premio per essere sempre stata contro quel sistema familistico clientelare? Lei ministra, ministro, presidenti, onorevoli e senatori, mi offrite 1000€ al mese in trasferta per fare l’insegnante dall’alto dei vostri lauti stipendi da capogiro e vorreste che accettassi zitta e contenta? Avete perso ogni senso del pudore!!! Non si offenda Sig. Stato di oggi e di ieri, ma vorrei che riflettesse.
Si certo potrei sradicare me stessa e mia figlia, (in tanti ventenni, trentenni, cinquantenni lo facciamo e lo hanno fatto sull’onda del senso di responsabilità e del sacrificio, del sacrosanto diritto e desiderio di lavorare) in 24 ore, perché questi sono i tempi che lo Stato, il Governo, la scuola, mi danno per prendere una decisione e cambiare la mia vita in modo drastico, trascurando totalmente danni emotivi, sociali e affettivi che ne seguiranno… Inoltre lei caro Stato e Governo mi avete “costretto” a studiare bene psicologia e la pedagogia per non danneggiare lo sviluppo dell’età evolutiva, fossi stata almeno ignorante, ma una docente non può esserlo per definizione.
Non so dove si trovi la scuola che mi ha convocato, mai conosciuto il paese dove dovrei andare a vivere cerco su Google immagini e strade di dove dovrei trasferirmi.. Non mi viene dato il tempo di capirlo, mi dovrò trovare a scuola e svolgere le mie ore di lezione, già dopodomani, non mi viene data alcuna possibilità di una, benché minima, organizzazione, per trovare un alloggio dignitoso, un biglietto aereo al di sotto dei 200€, capirci qualcosa. O accetto o niente lavoro. Veloce, bisogna scegliere veloce! Far affrontare tutto ciò alla cieca è una scelta precisa, ben studiata a tavolino, una sorta di scuola alla sopravvivenza estrema? Mi sforzo ma non riesco proprio a comprendere il perché di tanto maltrattamento verso il ruolo di docente. Verso le persone, i cittadini.
Affrontiamo ora l’aspetto “senso della vita umana”: vorrei un consiglio da lei Stato, Governo , su come dovrei fare a spiegare a mia figlia che dal giorno dopo lei starà con i nonni, saranno loro a seguirla in tutto, che io ci sarò per qualche breve intervallo, spiegare a mio padre anziano e solo, che non ci sarò più ad accudirlo in maniera quotidiana e neanche mensile, parlare ai miei amici, ai miei affetti più cari e spiegare, parlare ai miei progetti ed essere anche contenta di partire per 1000 euro al mese sbattuta chissà dove a fare la mia professione….. insegnante, professoressa. Una specie di “confino”, di foglio di via..altro che offerta di lavoro.
Quindi a conti fatti, economici ed emotivi, io insegnante precaria (che brutta parola) in questa convocazione non ci vedo niente da festeggiare… Ora comincio a capire il perché di tante rinunce da parte di colleghe/e, e subito mi ricompongo dall’iniziale entusiasmo, comprendo che quella email è solo un bluff.
Un’azione strategica, ma fallace,un tentativo pietoso di farmi credere che mi viene data una possibilità, che lei Stato da un valore al mio ruolo di insegnante, e invece no…
Ma quanto vale per lei la professione d’insegnante?
Troppo poco per un paese del 2020. Leggere e capire non fa molto bene, ti senti presa per i fondelli cara Ministra e annessi.
Decido nel tempo che mi avete dato, ovvero 24 ore: Rinuncio!!! Mi bastano pochi minuti, in realtà per avere l’intuizione dell’inganno.
Scelgo di vivere centrata nel senso della vita che ho scelto, non scambio la sua elemosina, caro Stato, Caro Governo con la mia dignità di docente, donna, mamma, genitore, cittadina.
E penso a una frase che mi disse una volta una mia amica: se decido di prostituirmi voglio farlo con il mio corpo e a un prezzo ben più alto, perché io valgo!!!
Io Resto!!!
Vergogna!!!!
Stefania De Dominicis
