La fondatezza dell’interdittiva antimafia nei confronti della Gial Plast non vedeva nei ‘precedenti‘ dei lavoratori, poi licenziati dall’azienda, un elemento decisivo.
A metterlo nero su bianco la Prefettura di Lecce, rappresentata dalla dottoressa Mariano, nella stesura del verbale che ha fatto seguito all’incontro del 22 ottobre scorso con il sindacato Cobas.
Quindi, se così dovesse essere, i licenziamenti posti in essere dall’azienda sarebbero legati a scelte imprenditoriali e di conseguenza i sindacati scendono sul piede di guerra.
«A Gial Plast sono stati restituiti, dopo una sentenza del Tribunale di Lecce che sospende la misura di interdittiva antimafia, tutti gli appalti e ha ripreso un regolare percorso di attività. Gli unici a rimanere sul terreno sono gli oltre 30 lavoratori licenziati da Gial Plast e di altre ditte, che hanno fatto addirittura ricorso alle cause vinte in Tribunale dai lavoratori pur di impedire il loro legittimo ritorno a lavoro».
Per i Cobas si tratterebbe quindi di una scelta ‘pretestuosa’ quella di Gial Plast che, come ricorda la dottoressa Mariano, non è più soggetta ad interdittiva antimafia benché nella sue prestazioni professionali operi in regime di controllo giudiziario.
Il Sindacato chiede a qusto punto la riassunzione dei lavoratori, dal momento che non c’è correlazione tra quella interdittiva e i licenziamenti a cui, per mettersi al passo con il provvedimento che è legge dello stato, si sono immediatamente rivolti tanti colossi che operano nel settore del recupero e dello smaltimento dei rifiuti nel Salento. Va ricordato, infatti, che la questione non riguarda solo Gial Plast.
Le parole che vengono da Via XXV luglio potrebbero essere, insomma, una luce in fondo al tunnel per tante famiglie.
