Il flash mob di protesta degli infermieri italiani tocca anche Lecce. La manifestazione di Piazza Sant’Oronzo, svoltasi in mattinata, ha voluto essere un richiamo rivolto a tutti i cittadini e non solo a chi ha la responsabilità del Governo del Paese
Nei giorni dell’emergenza sanitaria, quando insieme ai medici, agli oss e al personale sanitario, combattevano in trincea contro il coronavirus mettendo a rischio la loro salute e in alcuni casi la loro vita, li abbiamo chiamati angeli.
Non avevano in molti, troppi casi, i dispositivi di protezione individuale adeguati, eppure erano lì in corsia a svolgere in silenzio il loro duro lavoro. Eroi li ha definiti qualcuno, anche se loro non volevano essere chiamati così perché a differenza degli eroi dei fumetti e dei film avevano paura, tanta paura di ammalarsi, di contrarre il virus in quegli ospedali che da roccaforti della salute stavano diventando pericolosi focolai. Avevano paura di contaminare i loro pazienti e i loro cari.
Poi, all’italiana, una volta finito il pericolo ecco che di quelle lavoratrici e di quei lavoratori sono ormai in pochi a ricordarsi. Le promesse fatte nei giorni difficili si sono infrante sugli scogli della pessima situazione economica in cui versa il Paese; difficile per i governanti trovare quei soldi da destinare agli infermieri. Alcune Regioni, come la Puglia, hanno pensato all’erogazione di un’indennità. Ma il provvedimento è chiaramente una tantum, mentre i lavoratori chiedono un trattamento diverso nei confronti dei loro stipendi da ora in avanti.
Adesso chiedono il rinnovo del contratto nazionale scaduto da più di 12 mesi, l’adeguamento dei loro stipendi a quelli dei colleghi europei, più risorse per la Sanità dopo i tagli degli anni scorsi che hanno depauperato il sistema mettendolo in serie, serissime difficoltà, al sorgere della prima vera importante crisi sanitaria.
Tanti i flash mob sul territorio dal Nord al Sud del paese. Anche Lecce ha voluto esserci. La manifestazione di protesta si è svolta nella mattinata di oggi in Piazza Sant’Oronzo. ‘Non volevamo essere chiamati eroi tre mesi fa, non vogliamo diventare fantasmi adesso’, dicono durante il sit-in che sembra essere più il portato del dispiacere per la mancanza di riconoscenza che un atto di semplice rivendicazione salariale.