I casi di presunta tossinfezione alimentare che sono stati registrati il mese scorso e che hanno interessato 174 fruitori del servizio in molti comuni della provincia di Lecce, hanno portato le amministrazioni comunali a sospendere la refezione scolastica, almeno fino a quando la Asl e gli organismi di controllo non avranno accertato il venir meno delle esigenze cautelari che hanno portato ai provvedimenti interdittivi sul centro cottura della ditta affidataria.
Un polverone enorme che ha suscitato allarme da Nardò a Gallipoli, da Corigliano a Galatone. Ma non solo.
“I casi di malesseri e dissenteria che hanno colpito i bambini utenti delle mense nelle varie scuole del Salento chiede con forza maggiori controlli e l'introduzione nei menu di prodotti sani e a chilometro zero” scrivono da Coldiretti, confederazione da sempre impegnata nella promozione dei prodotti agricoli locali.
Del resto, la Regione Puglia già nel 2008 aveva previsto l’obbligo dell’utilizzo nelle mense pubbliche, tramite previsione nei relativi bandi, di prodotti agricoli di origine regionale in misura non inferiore al 50%. “Una legge che di fatto non è mai stata applicata – dice il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno – Invece è importante dare ai nostri ragazzi merende e pasti a base di ingredienti a “km0”, sani e di stagione”.
“Il nostro appello va ai dirigenti scolastici – dice il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante – ai quali chiediamo di far una vera e sana battaglia contro l’omologazione dei sapori ma soprattutto ai sindaci affinché nel definire con l’Asl di competenza il menu da somministrare agli alunni inseriscano alimenti di cui si abbia certezza sanitaria ma anche di origine territoriale, ovvero strettamente a Km zero”.
Sensibili sono stati, si ricorda, molti dirigenti scolastici che dal 2014 ad oggi hanno aderito al progetto europeo Frutta nelle Scuole: un panierino di frutta per ogni alunno, al fine di educare i bambini al mangiar sano.
In questi giorni alcuni amministratori salentini sostengono l’esigenza di abbandonare la logica delle gare di appalto al massimo ribasso perché così a farne le spese è la qualità di ciò che si impiatta. “Massimo grado degli standard qualitativi e addio massimo ribasso” ha affermato infatti Lorenzo Siciliano, consigliere democratico al Comune di Nardò. “È quanto ho chiesto per la prossima gara d'appalto per la gestione della refezione scolastica nel nostro Comune, attraverso una mozione consiliare presentata questa mattina e che sarà votata nel prossimo Consiglio comunale”.
Esempio virtuoso è quello di Caprarica di Lecce: nel comune salentino alle porte di Lecce i prodotti biologici locali sono già arrivati nei piatti offerti a mensa ai bambini.
Una domanda sorge, però, spontanea: quali sono i costi? Chi ha avuto modo di varcare la soglia di market dal taglio “biologico” ha potuto constatare quanto i prezzi lievitino rispetto ai prodotti venduti nei supermercati, diciamo così “generici”.
A spiegarcelo è Paolo Greco, sindaco di Caprarica “Abbiamo detto no a una mensa, per così dire, “seriale", e abbiamo scelto un percorso alternativo affidandoci non a Cooperative gestori di servizio di catering, piuttosto a professionisti del settore. Nella scuola di Caprarica lo chef Simone Delle Donne cucina per i bambini e i ragazzi con i prodotti offerti da imprenditori agricoli del posto. L’olio è di Caprarica di Lecce, così come la carne che è quella fornita dalla Masseria Chiusura di Sotto, dove si allevano in libertà i capi di bestiame alimentati con mangimi biologici e soprattutto gli alunni possono trascorre qualche ora in gita nella natura.
“Ci siamo seduti a un tavolo insieme ai produttori per concordare prezzi sostenibili sia per chi produce che per chi realizza i pasti. Il Comune ha fatto un po’ da intermediatore, arrivando perfino a un risparmio di 0,20 cent a pasto rispetto al costo proposto per il servizio nell’Unione dei Comuni".
