Un imponente edificio tardo ottocentesco dallo stile architettonico di elevato pregio e dal gusto eclettico che rispecchia la moda dell'epoca; un parco che ospita un albero di canfora unico in Europa per le sue dimensioni e un giardino-capolavoro: sono queste le caratteristiche che rendono la villa Carelli-Palombi un unicum nel suo genere.
Più conosciuta, forse, come Villa Misrachi questo gioiello forse poco conosciuto situato a pochi passi da Monteroni di Lecce è in vendita. Eppure, è presente su diversi siti web di informazione turistica come bene di valenza architettonica, paesaggistica e ambientale e, se non bastasse, una relazione della facoltà di Beni Culturali dell’Università del Salento, protocollata alcuni anni fa alla Soprintendenza, segnalava le ragioni per le quali era doveroso sottoporla a vincolo diretto. Nonostante i dettagli della vendita non siano visibili su internet né è dato sapere se la vitta ha già attirato l’attenzione di qualche compratore, magari straniero di certo fa gola, considerando come questo tipo di strutture sparse nel Salento vadano a ruba.
«Una struttura cosi importante per la sua storia e per la sua magnificenza dovrebbe diventare un bene pubblico, mentre non è stato mai segnalato all'interno del PPTR nei beni architettonici e paesaggistici da tutelare». È questa la denuncia del Capogruppo al Consiglio Regionale M5S, Antonio Trevisi che ha inoltrato via pec alla Soprintendenza di Lecce, al Sindaco di Monteroni e all’Assessore alla Pianificazione Territoriale, Urbanistica e Assetto del Territorio e Paesaggio della Regione Puglia Anna Maria Curcuruto.
«Si diano delle motivazioni chiare sul perché un bene culturale di prestigiosa caratura non sia stato segnalato dalle varie amministrazioni comunali!» dichiara il pentastellato Trevisi, secondo cui è necessario intervenire aprendo un confronto tra tutte le parti che sono chiamate in causa per riportare questo bene a disposizione dei cittadini monteronesi. «Tutto ciò va affrontato quanto prima, se vogliamo che il patrimonio culturale possa fornire anche occasioni di crescita turistica, culturale e professionale per i tanti giovani che potrebbero valorizzare le nostre risorse spesso abbandonate nell’incuria».
«Tale struttura potrebbe diventate – conclude Trevisi – un’importante polo funzionale a servizio del paese nonché un’attrazione turistica, aperta al pubblico e resa usufruibile per enti di ricerca o altre attività di interesse sociale e collettivo».
