Quello dei derivati della cannabis legale, in particolar modo quando contengono CBD, è un mercato in costante espansione sia per volumi di vendita che per l’ampiezza della gamma di prodotti offerti.
Sono soprattutto gli eCommerce a guidare il trend di crescita. Oggi è, infatti, possibile acquistare diversi tipi di prodotti a base di CBD su JustBob.it e su altri eShop specializzati.
Se ne desume che la compravendita di questi prodotti è legale nel nostro paese. Eppure, guardando alle etichette di molte confezioni qualche dubbio resta, viste le svariate diciture apparentemente ambigue.
Ad esempio, i flaconi di oli a base di CBD spesso riportano: ‘prodotto non destinato all’uso umano’.
Questo articolo è stato realizzato proprio per cercare di venire incontro all’esigenza di fare chiarezza sulla normativa vigente sul CBD a livello italiano ed europeo.
Cos’è il CBD e quali sono le sue proprietà
Prima di entrare nel merito dell’articolo occorre capire quali proprietà possiede questo principio attivo.
Il cannabidiolo (CBD) è una sostanza derivata dalla cannabis che non presenta effetti psicoattivi, a differenza del delta-9-tetraidrocannabinolo (THC).
Non avendo effetti droganti, il CBD non rientra nell’elenco delle sostanze psicotrope e, dunque, il suo utilizzo non viola alcuna legge, né causerebbe effetti collaterali indesiderati.
È l’OMS ad affermare, in un rapporto pubblicato nel 2018, che il CBD può essere assunto senza particolari rischi per la salute. Anzi, secondo gli esperti incaricati dall’OMS, questo principio attivo avrebbe potenzialità terapeutiche.
Il suo utilizzo, infatti, sarebbe utile nel contrastare stati d’ansia e disturbi del sonno. Diversi studi scientifici, inoltre, ne evidenziano le proprietà antinfiammatorie e lenitive che possono aiutare a dare sollievo in caso di infiammazioni muscolari e articolari, oppure che possono contribuire a combattere e controllare il dolore cronico.
Il fatto che numerosi studi sembrerebbero confermarne gli effetti benefici ha influenzato positivamente la legislazione italiana ed europea, dando vita al processo di liberalizzazione della vendita del cannabidiolo.
Vediamo, dunque, lo stato dell’arte sulla legislazione europea.
CBD: la normativa europea
Lo status giuridico a cui è sottoposta questa sostanza in ambito europeo è il seguente: a seguito della storica sentenza della Corte Europea del 19 novembre 2020, il CBD è da considerarsi legale e ne è consentita la vendita in tutti i Paesi membri dell’Ue.
I singoli Stati possono, però, intervenire sulle normative nazionali per introdurre dei limiti al suo utilizzo, qualora lo richiedano particolari necessità di tutela della salute pubblica.
La sentenza della Corte Europea contiene anche delle linee guida sulla commercializzazione di prodotti a base di CBD a cui devono attenersi gli Stati membri.
Anzitutto, il CBD può essere ricavato solo da piante abbiano una concentrazione di THC inferiore allo 0,2%. In secondo luogo, il principio deve essere ricavato esclusivamente da piante europee e deve essere estratto non solo dalle infiorescenze, ma dall’intera pianta.
Sull’orientamento della Corte Europea ha sicuramente influito il parere dell’OMS espresso nel 2018 e prima citato, secondo il quale il CBD sarebbe una sostanza sicura e priva di effetti collaterali.
Il parere dell’OMS prima, della Corte Europea poi deve aver necessariamente influenzato anche la legislazione italiana. Vediamo in sintesi cosa dice la normativa attualmente in vigore.
CBD: la normativa italiana
Cominciamo col dire che il CBD non è regolamentato da una specifica legge italiana.
La normativa applicabile è quella contenuta nella legge 242 del 2016. Tale legge, che regola la coltivazione e l’utilizzo della canapa sativa destinata alla produzione industriale in vari settori (tessile, cosmetico ecc.), ha segnato un cambio di rotta rispetto al passato, favorendo la nascita e una rapida espansione del mercato della cannabis legale e dei suoi derivati.
La legge in questione consente, infatti, la coltivazione e la lavorazione di piante che presentino una concentrazione di THC inferiore allo 0,2%, ma nulla dice riguardo al consumo dei derivati della cannabis.
Si intuisce, dunque, l’ambiguità di una normativa che, da un lato consente il possesso o l’acquisto di semi di marijuana, esclusivamente ai fini collezionistici, dall’altro ne vieta la coltivazione per uso domestico (dai semi germinati potrebbero nascere piante con concentrazioni di THC superiori a quelle consentite per legge).
In conclusione
Sebbene la legislazione italiana sia per certi versi ambigua, la legge 242/2016 ha avuto il merito di aprire la strada alle filiere di canapa legale, regolamentando un settore che è in forte sviluppo da anni.
Anche vi è ancora un vuoto legislativo sul CBD da colmare, rimane il fatto che l’Italia è parte dell’UE e, dunque, la sentenza della Corte Europea prima citata trova applicazione anche nel nostro paese.
Possiamo, pertanto, concludere che i prodotti a base di CBD possono essere acquistati legalmente in tutta Europa, Italia inclusa.
Per non incorrere nel rischio di sanzioni, occorre però ricordare che in Italia resta vietato il consumo di cannabis (si possono acquistare semi di marijuana legale solo per fini collezionistici) e che, per quanto riguarda più specificatamente il CBD, non è consentito assumerlo per via orale (l’olio di CBD, ad esempio, può essere utilizzato solo per uso topico o come profumatore d’ambienti.