
Il Segretario Nazionale Sappe, Federico Pilagatti, interviene a mezzo stampa per esprimere la propria opinione circa la costruzione di un nuovo padiglione detentivo di duecento posti nel carcere di Lecce. Ciò, secondo il Segretario, implicherà un impegno ancora più stressante della polizia penitenziaria, già in grossa carenza d’organico.
Con la costruzione di un nuovo padiglione detentivo di 200 posti – costo circa 11 milioni di euro – diventa ancora più preoccupante la situazione all’interno del carcere di Lecce poiché l’apertura di un nuovo cantiere con mezzi ed operai al lavoro vicino alle sezioni detentive, costringerà ad un impegno ancora più stressante la polizia penitenziaria in grossa carenza di organico. Questo è quanto esprime in una nota stampa Federico Pilagatti, Segretario Nazionale SAPPE (Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria).
Parole decise, senza mezzi termini, quelle del segretario, che prosegue “Ormai l’amministrazione penitenziaria per portare avanti i suoi progetti e mascherare i propri fallimenti se ne frega della sicurezza sia delle carceri che del personale di Polizia Penitenziaria proprio per questo riteniamo necessario una dura e ferma presa di posizione del Prefetto di Lecce”.
Sempre secondo Pilagatti, purtroppo la grande esperienza e professionalità dei vertici del carcere, nonché l’abnegazione dei poliziotti penitenziari, non riescono più a garantire quella sicurezza necessaria, poiché si deve fare i conti con il sovraffollamento dei detenuti e con la carenza nella Polizia Penitenziaria di personale che diventa sempre più insostenibile. Sono circa 200 i poliziotti penitenziari che negli ultimi anni, sono andati in pensione o riformati, senza che sia stata rimpiazzata nemmeno una sola unità.
Poi, più avanti, dichiara: “Il Sappe annuncia che se nei prossimi giorni non ci sarà un incremento di personale a Lecce verranno poste in essere delle azioni di protesta eclatanti, che sono allo studio, sempre nel rispetto delle legge, per mettere con le spalle al muro chi ha contribuito al fallimento della politica penitenziaria”.