Abbattere le barriere architettoniche in difesa dei più deboli, continua la battaglia dell’Ordine degli Avvocati

Sono numerosi gli ostacoli che impedisco a cittadini con problemi motori di accedere e muoversi nei Tribunali di Lecce. La battaglia dell’Ordine e l’appello di Roberta Altavilla.

La giustizia è uguale con tutti, ma nei Tribunali a Lecce no. L’Ordine degli avvocati di Lecce prosegue la difesa dei più deboli. L’obiettivo è quello di eliminare le barriere architettoniche che impediscono ai cittadini con problemi motori di accedere e spostarsi nei Palazzi di Giustizia del capoluogo salentino.

Una battaglia che in passato ha già portato alla rimozione degli ostacoli che impedivano l’accesso al tribunale di via Brenta e che adesso mira ad estendere questo successo agli altri edifici, portando notizie rassicuranti sul Tribunale amministrativo di via Rubichi. Sono state la numero uno del Foro Roberta Altavilla e la presidente del comitato di pari opportunità presso l’Ordine Ornella Rotino a chiedere la sostituzione del montascale dell’immobile, da anni in disuso, con uno nuovo.

Anche il Tribunale di viale De Pietro nel mirino delle richieste in favore dei più disagiati. La sede della giustizia penale, purtroppo, consente l’accesso solo dall’ingresso principale, che, però, è sprovvista di un’area di sosta. Un problema venuto allo scoperto nei giorni scorsi quando una psicologa e scrittrice con problemi di deambulazione, attesa in Corte di appello per una relazione nell’ambito di un evento formativo sulla tutela dei diritti umani, ha risentito in prima persona dei disagi causati dalle barriere architettoniche della struttura.

L’appello di Roberta Altavilla

Dopo una telefonata a Roberto Tanisi, presidente della Corte di Appello, che si è detto pronto alle verifiche tecniche, il presidente Altavilla ha indirizzato il suo appello a Ennio Mario Sodaro, commissario straordinario del Comune di Lecce. Nella lettera dell’11 marzo, scritta a quattro mani con Ornella Rotino, si legge “ciò che crea disagio e imbarazzo è che non vi siano stalli destinati a persone diversamente abili nei pressi di un immobile, che per la sua funzione dovrebbe essere agevolmente fruibile da ogni cittadino. Il caso, al di là della sua oggettiva gravità, ha avuto l’effetto positivo di riaccendere un faro sulla necessità di rapidi interventi diretti a risolvere tali criticità, oltre che a rimuovere le troppe barriere architettoniche sia nel contesto urbano che negli edifici pubblici”.



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