«Non passerà 15 giugno di ogni anno, nel quale non faremo di tutto per non consentire che si dimentichi la storia, la vita e la tragica fine di uno dei politici salentini più passionari, più focosi, più sinceri che la nostra terra possa ricordare». È con questa promessa che i componenti del comitato “ProBasile” a pochi giorni dalla ricorrenza della tragica morte del consigliere dell’Italia dei Valori, chiedono a gran voce giustizia e verità.
Era la notte tra il 14 e il 15 giugno del 2008, quando “il Figlio del Popolo”, come lui amava farsi chiamare, fu ucciso con più di venti coltellate a pochi passi dall’ingresso della sua villa alla periferia di Ugento. In tanti giurano di averlo sentito dire spesso «prima o poi qualcuno mi ammazza», ma tutte le strade imboccate per spiegare la sua morte si sono rivelate un vicolo cieco. Senza uscita la pista passionale e quella economica. È caduta anche quella della “lite di vicinato” scoppiata per futili motivi con l’assoluzione di Vittorio Colitti Junior e di suo nonno perché il ‘fatto non sussiste’. Otto anni dopo, l’omicidio di Peppino Basile, il Masaniello del Salento resta ancora senza un colpevole. E senza un perché.
«Al di là dei processi, delle voci, dei silenzi che forse hanno fatto altrettanto male di quelle coltellate inferte sul corpo di Basile – si legge in una nota del Comitato diffusa dallo Sportello Dei Diritti – ad oggi la Verità non ancora è pervenuta. Per questo, insieme ai tanti amici che hanno continuato in questi anni a perpetuarne la memoria, vogliamo testimoniare ancora una volta, come ogni anno, quella necessità di Giustizia attraverso la commemorazione dell’Uomo e del Politico».
Verità e Giustizia. Saranno queste le parole pronunciate dagli ‘amici’ di Peppino, mercoledì 15 giugno al cimitero di Ugento. L’appuntamento è alle ore 17,00 quando sarà deposta una corona di fiori presso la sua tomba. E sarà chiesto a gran voce, ancora una volta: "Verità" e "Giustizia".
La cittadinanza tutta è invitata a partecipare.
