Panchine nel centro storico, ADOC: ‘Troppo poche, a Lecce vige la privatizzazione della seduta’

ADOC ha effettuato una piccola rilevazione delle panchine pubbliche presenti nel centro storico. ‘Sono soltanto diciassette! A Lecce si preferisce dare più spazio alla ‘movida’ e ai suoi tavolini. Una ‘privatizzazione della seduta’, l’amministrazione intervenga.

Alcuni ritengono che il centro storico di Lecce sia diventato solo il luogo della cosiddetta “movida”. Spesso, purtroppo, una sorta di rumorosa “mensa a cielo aperto”. L'Amministrazione si difende snocciolando i numeri dell'indotto in termini di posti di lavoro e asserendo che comunque si tratta della parte su cui la città ha investito di più e dove, grazie alla sua conformazione urbanistica fatta di vicoli e piazzette, sarebbe più piacevole vivere. A tal proposito, ADOC si è posta nell'ottica del comune cittadino fruitore del centro storico (residente, semplice utente o turista) e ha effettuato una delle sue rilevazioni, certo elementari, ma che tentano di dare un segnale a chi governa la città. La domanda è questa: tra meravigliose piazzette adibite a squallido parcheggio e strade e slarghi occupati dai tavolini della “movida”, esiste la possibilità per un comune cittadino di sedersi su una panchina pubblica e godere della vista del barocco?
 
Ebbene, la risposta è no”, scrive l’Associazione in una nota stampa pervenutaci in redazione. “Facendo un giro tra le decine di piazzette e strade del centro storico – prosegue – abbiamo contato solo 17 panchine!”. Tutte si trovano – stando alla “mappa” tracciata da ADOC – tra via Alvino, piazza S. Oronzo e la parte iniziale di via Trinchese. Si arriva appena a 25 se si vogliono includere le 8 nella piazzetta delle Officine Cantelmo, che tuttavia è fuori dal perimetro delle mura. Zero in piazzetta Vittorio Emanuele II, zero in piazzetta Castromediano, zero in piazzetta Fanfulla, zero in p.tta Panzera e Falconieri, zero in via Umberto I.
 
Non si sa se per casualità, distrazione o semplice sciatteria amministrativaprosegue il comunicatoo, peggio, se per una scelta deliberata dell'Amministrazione, magari per fatta favorire le innumerevoli ‘sedute a pagamento’ offerte dai locali, ma oggettivamente la città di Lecce appare assai ostile a chi desidera ammirarla o semplicemente viverla a piedi”. Dunque, ADOC fa una considerazione: “Mentre altre città d'arte collocano le panchine nei luoghi più belli di cui dispongono, quasi a “suggerire” un punto di vista valorizzante, e le dispongono soprattutto per favorire la socialità, Lecce sembra indifferente a tutto ciò. Ma anche la panchina è ‘spazio pubblico’!”.
 
Su un territorio di quasi un chilometro quadrato (il nostro centro storico), con decine di piazzette, la quantità chance di fare una sosta (pensiamo ad un anziano di ritorno dall'aver fatto la spesa che voglia riposarsi un po'…) sono scarsissime, quasi nulle. Le scale delle chiese sono, loro malgrado, diventate le panchine della città. Insomma un panorama sconfortante per chi ama vivere con lentezza le gioie del barocco o semplicemente vuole leggere un giornale in pace”.
A Lecce, la imperante ‘privatizzazione della seduta’ costringe purtroppo chi voglia ammirare il nostro barocco, cittadino o turista che sia, a mettere mano al portafoglio per pagarsi la propria mezz'ora di relax!”.
 
Adoc, allora, invita l'amministrazione a non dimenticare questo “prezioso oggetto di arredo urbano e socialità, che ha reso famose molte vedute, ha fatto nascere tante amicizie ed è nel cuore dei cittadini di tutto il mondo”. 



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