Si cambia genere e si cambia ritmo. Per la seconda giornata del Festival del Cinema Europeo è Paola Minaccioni l’ospite che si è guadagnata la statuetta, subito dopo la grandissima Stefania Sandrelli. L’attrice romana rappresenta una nuova generazione di attori e nuova generazione di cinema. È uno dei volti della Nuova Commedia italiana, frutto di una naturale evoluzione della comicità al passo con i tempi, ma mai banale.
Paola Minaccioni si racconta tra le domande del giornalista e critico cinematografico Enrico Magrelli, dagli esordi agli ultimi lavori, passando per i lavori ambientati a Lecce che hanno indubbiamente segnato l’attrice. È proprio con Mine Vaganti di Ferzan Özbetek che l’artista esordisce nel cinema d’autore ed entra in contatto con la Puglia e con il Salento. E l’esperienza si ripete con Allacciate le cinture di qualche anno dopo, che sancisce l’amore per Lecce, quasi “una seconda casa”. Un’attrice a tutto tondo che non teme di cimentarsi con ruoli drammatici, meno frequenti per chi è improntato al comico.
La visita dell’attrice è duplice: dopo aver risposto alle domande della stampa in una conferenza per i soli addetti ai lavori, l’incontro con il pubblico è stato All’Ombra del Barocco – Liberrima. Con lei si discute di comicità “al femminile”, che è frutto solo di pregiudizi sociali. La comicità è unica e non ha di queste distinzioni di genere. E alla domanda sui suoi progetti futuri da regista (reduce di un solo esperimento dietro la cinepresa), l’attrice risponde che ci sarà solo se la storia è necessaria, senza forzature.
Ed è sullo sfondo delle volte a botte del locale del centro storico di Lecce che Paola Minaccioni, ieri pomeriggio, ha ricevuto il secondo premio della settimana.