Made in Carcere. Papa Francesco indossa il braccialetto delle detenute ‘Non fatevi rubare la speranza!’

Braccialetto bianco con un messaggio di speranza anche per Papa Bergoglio ospite a Poggioreale in visita ai detenuti. Creati da ‘Made in Carcere’ dalle detenute della casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere in edizione limitata.

Sempre più in empatia con chi soffre, Papa Bergoglio è esempio vivente della Chiesa in cammino anche nei luoghi che la società reputa oscuri e osceni e non si limita alla semplice visita, ma coglie i sentimenti, le amarezze, le piccole soddisfazioni di chi lo aspetta e lo accoglie con entusiasmo e amore. Si siede accanto agli umili e si sente uno di loro.

A Poggioreale diventa cappellano straordinario tra i detenuti, pranza con loro, conversa e indossa il braccialetto “Made in Carcere” creato e distribuito in occasione eccezionale a trecento detenuti dalle donne del carcere di Santa Maria Capua Vetere di Caserta. E così il pontefice viene a conoscenza di una bella realtà che da nuova vita non solo a tessuti e materiali di scarto ma anche alle donne che li utilizzano e li trasformano in oggetti nuovi e creativi da rivendere. Una nuova veste per ricominciare e il papa apprezza e si lascia fotografare: accetta e indossa il braccialetto donatogli da un detenuto che a pranzo siede al suo fianco con tanta soddisfazione della fondatrice della Cooperativa sociale Officina Creativa, Luciana Delle Donne, ideatrice di “Made in Carcere”.

Creati a edizione limitata i braccialetti rigorosamente bianchi in tessuto diventano vettori della parola di Papa Francesco: “Non fatevi ruubare la speranza!” questa è la frase che i detenuti potranno leggere sui loro braccialetti, un incitamento ad andare avanti, oltre l’errore. Donne che nella vita hanno sbagliato e stanno pagando i propri errori con la detenzione diventano artigiane, imparano un mestiere che non solo salvaguarda l’ambiente permettendo l’utilizzo di materiale e tessuti che altrimenti andrebbero buttati, ma che acquisiscono sicurezza e autostima che tornerà loro utile quando ritorneranno nella società.

Una bella esperienza che resterà indelebile nei ricordi non solo dei detenuti ma anche di chi attraverso il lavoro ha toccato con mano, nel vero senso della parola, la rinascita con l’auspicio di un reinserimento nella società civile come donne lavoratrici. Un germoglio di speranza per chi nella vita è inciampato nell’errore e si è rialzato attraverso la formazione e il lavoro per riappropriarsi in futuro della propria vita. Un deterrente per non sbagliare ancora ma anche un’opportunità lavorativa per farsi conoscere in una società ancora ricca di pregiudizi e etichette assegnate con troppa facilità.



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