“Pasqua sia per tutti il rotolare dei macigni…”; don Tonino Bello e la Pasqua di Resurrezione nelle parole di Francesco Lenoci

Leccenews24.it ha incontrato il professore Francesco Lenoci dopo il suo viaggio a Giurdignano e a Molfetta e prima dell’appuntamento il 7 aprile a San Marco in Lamis. Studioso e devoto di Don Tonino, ha parlato e parlerà di lui e dell’attualità del messaggio di questo grande uomo.

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Un augurio speciale da un grande dei nostri tempi: don Tonino Bello, il prete scrittore e poeta.

“Pasqua sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi e se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo che contrassegnò la resurrezione di Cristo”

 

Parroco prima e vescovo poi, don Tonino, di cui ricorre quest’anno il 25esimo anniversario della morte, fu sempre dalla parte degli ultimi e dei più deboli. Probabilmente, uno dei pochi che, ancora oggi, riesce a mettere d’accordo tutti, credenti e non.

Figura di riferimento per chi lo ha conosciuto ma anche per chi ha imparato ad amarlo attraverso studi e racconti.

Come è successo a Francesco Lenoci, professore di Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano. Lui che non ha mai conosciuto di persona don Tonino è uno dei suoi più grandi estimatori. Su don Tonino ha tenuto conferenze ovunque, parlando di lui come si parla di un caro amico.

La nostra intervista al professore Lenoci

La voce del professore Francesco Lenoci è rotta dall’emozione quando inizia a parlare e ricordare don Tonino Bello.

Professore, Lei è uno studioso profondamente devoto di don Tonino. Come lo descriverebbe?

Don Tonino è stato un maestro ma soprattutto un testimone. Papa Paolo VI affermava che “l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni”. Ebbene don Tonino Bello è stato sia testimone che maestro, derivando da ciò il suo immenso carisma. Don Tonino, più volte durante la sua vita, è riuscito ad avverare il suo sogno, ovvero amare e servire tutti dovunque e sempre. Un testimone prima ancora che un maestro, dunque, che ha fatto credere nelle parole del Vangelo perché lui, per primo, ne è stato esempio.

Don Tonino parlava benissimo e scriveva ancor meglio. Come ha ricordato ad Alessano il 20 aprile 2013 il Cardinale Angelo Amato, le sue omelie, le sue lettere erano materia d’esame all’Università, per cercare di comprendere l’eccezionale efficacia dei suoi discorsi.

Da dove attingeva tanta forza comunicativa?

La forza comunicativa di don Tonino nasceva dall’esempio che forniva e dalle opere che realizzava: questa è la risposta che mi hanno fornito centinaia di persone che lo hanno conosciuto. Don Tonino applicava il precetto di San Francesco d’Assisi: “Fratelli, predicate il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole”.

Come ha recentemente ammonito Papa Francesco: “Non si può annunciare il Vangelo di Gesù, senza la testimonianza concreta della vita”. E don Tonino Bello era l’uomo carismatico che viveva quello che diceva e sapeva comunicarlo come solo un poeta è in grado di fare.

Professore Lenoci, Lei, nei giorni scorsi, dopo essere stato a Giurdignano, ha raggiunto Molfetta. Due momenti importanti dal significato straordinario. Ce ne può parlare?

Torno sempre con immenso piacere nel Salento, la terra che ha dato i natali a don Tonino Bello. Sono stato a Giurdignano, per conoscere una tradizione antichissima e straordinaria: “Le Tavole di San Giuseppe” una tradizione bellissima, che parla di condivisione e di comunione.

A Molfetta sono stato invitato in occasione di un incontro organizzato nella data del compleanno di Don Tonino, il 18 marzo. Una serata intensa fatta di racconti che traevano spunto dal libro “Con un’ala sola”: un insieme di aneddoti e testimonianze realizzato da chi Monsignor Bello l’ha conosciuto molto bene, don Giuseppe de Candia.

Da Giudignano ho portato con me un pane bellissimo, adornato dai simboli di San Giuseppe, di Maria e di Gesù, vale a dire della Santa Famiglia. Quel pane, don Pino Magarelli l’ha deposto sull’altare della sua parrochia, la chiesa della Santa Famiglia di Molfetta che fu benedetta da Don Tonino Bello nel 1984.

Ebbene, nella ricorrenza del compleanno di don Tonino, il pane salentino della Santa Famiglia ha impreziosito l’altare della chiesa di Molfetta dedicata alla Santa Famiglia e lo ha impreziosito insieme alla croce di Don Tonino Bello collocata su una base realizzata in legno d’ulivo salentino.

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il pane di Giurdignano accanto alla croce di don Tonino sull’altare della Chiesa della Santa Famiglia a Molfetta

Il suo prossimo appuntamento per parlare di don Tonino?

La prossima occasione sarà a San Marco in Lamis, il 7 aprile. Sarà anche quello un momento intenso per parlare di due grandi uomini, due grandi doni che il Padreterno ha fatto alle terre di Puglia e al mondo intero, due personalità straordinarie che hanno scritto una pagina importante dei nostri tempi: uno è già Santo, Padre Pio, e uno, sono certo, ben presto lo diventerà: don Tonino.

Un messaggio di don Tonino da regalare ai giovani.

Ai giovani occorre dare messaggi di forza, di rinnovata fiducia e di audacia. Sono tanti gli scritti di don Tonino che tracciano questa via ma oggi più che mai mi sento di consegnare ai giovani le meravigliose parole che don Tonino amava ripetere spesso “Non fate mai riduzioni sui vostri sogni“. Buona Pasqua.



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