
Dire che non è peccato non significa che si può bestemmiare. Anche l’involontarietà non esclude la colpa e l’offesa. Si tratta anche di un problema di buona educazione.
“Bestemmiare è peccato, altro che.” E’ inutile cercare di manipolare le parole di qualche uomo di Chiesa, tirato per la giacchetta. don Attilio Mesagne non ha detto che si può bestemmiare, ma solo che si può assolvere l’imprecazione nella concitazione di alcuni momenti.
Insomma dobbiamo intenderci, se la bestemmia scappa una volta e via (col proposito successivo di non farsela scappare più) può non essere peccato, se, al contrario, la bestemmia viene fuori spesso o diventa addirittura una convenzione terminologica in alcune situazioni specifiche, non solo è peccato, ma è anche indice di maleducazione.
La bestemmia non offende solo chi la pronuncia, ma evidentemente anche chi la ascolta, non è solo un fatto disdicevole e sconveniente, ma una violenza nei confronti di chi basa la propria vita sul pilastro della fede religiosa ed è poco tollerabile da chi non ama un linguaggio “pedestre”.
Abbiamo chiesto a don Damiano Madaro, padre spirituale del Lecce calcio, di spiegarci il confine tra reato e peccato. La Chiesa, dice il parroco di Santa Lucia, non considera peccato la bestemmia intesa come sfogo di una tensione e pronunciata in maniera non intenzionale. Se non c’è la precisa volontà di offendere Dio può, quindi, non essere peccato, ma ci sono regole anche nel Calcio che impongono un decoro linguistico e che vanno al di là del giudizio religioso, e che riguardano l’aspetto civico, legato cioè alla normativa che regola i rapporti fra le persone e magari al grado di educazione e di civiltà delle stesse.
Quindi non sarà peccato, ma occhio a non fraintendere. Di certo sarebbe difficile dimostrare l’involontarietà se dovesse esserci una prossima volta. Impossibile poi non considerarla colpa grave se diventasse gergo quotidiano.
Quindi trattenersi e rispettare il pubblico decoro (non solo la religione degli altri) sarebbe una cosa molto buona. Il rispetto, di cui tanto si parla nel Calcio di oggi, è anche questo.