
La percentuale di rischio relativo a contenziosi giudiziari, nella professione medica, risulta piuttosto alta. Spesso, però, prima di giudicare la colpevolezza di qualcuno occorre aspettare l’esito delle indagini. Gli interessati, che operano in prima linea, non possono rilasciare dichiarazioni per difendersi. La stampa, dunque, spesso viene costretta a riportare soltanto una versione dei fatti. L’Associazione ‘Salute Salento’, allora, intende sottolineare come a volte, invece, il personale ospedaliero – specie quello del Pronto Soccorso – venga “massacrato” da miriadi di accuse. È il caso, ad esempio, del povero Emanuele Levante, 25enne di Novoli morto lo scorso 10 ottobre scorso all’indomani del suo accesso al “Vito Fazzi”. Qui, il medico di turno è “accusato” dall’opinione pubblica di non aver capito l’origine del dolore alla gamba e di averlo frettolosamente liquidato.
“Un’accusa che secondo noi sicuramente si rivelerà ingiusta e che viene ‘sofferta’ da tutto il reparto diretto dal dottore Silvano Fracella, da anni in prima linea per contenere le frustrazioni e le aggressioni di pazienti e familiari sempre più intolleranti e violenti”, scrive ancora ‘Salute Salento’. Dalle prime indiscrezioni sull’esito dell’autopsia eseguita dal professore Biagio Solarino, pare inoltre che non ci sia nessun problema legato con nesso di causa fra il dolore alla gamba e la morte di Emanuele. Dall’esame autoptico non sarebbe emersa né una trombosi venosa profonda, né un’embolia polmonare e neppure una dissecazione. Gli unici esiti – sostengono i medici – che avrebbero potuto giustificare ulteriori accertamenti.
“Adesso il collegio peritale dovrà trarre le conclusioni, non prima di aver effettuato gli esami tossicologici e sui tessuti. Ci vorrà altro tempo. Per carità, un giovane che muore in circostanze incomprensibili e tutte da chiarire fa notizia. Eccome! Ed è compito dei giornali e delle televisioni divulgare l’evento luttuoso che colpisce una intera comunità. Ma si dice anche che ‘è dovere del giornalista tenere rigorosamente separati i fatti dalle opinioni’. Anche se non è facile”.
“E in questa circostanza poche testate hanno resistito alla tentazione di gettare la croce sul tanto vituperato Pronto soccorso del Fazzi. Soprattutto quando è stato raccolto lo sfogo e il dolore dei familiari – si legge nella nota dell’Associazione – che hanno puntato il dito (un comportamento comprensibile e in qualche modo giustificabile) contro il medico che quella sera ha visitato il giovane. Facile schierarsi dalla parte di un padre affranto che riferisce di aver chiesto al medico di ricoverare il figlio e che quest’ultimo lo avrebbe apostrofato dicendo che …il medico era lui. Siamo di fronte a dichiarazioni che nell’opinione pubblica suonano come una sentenza”. “Insomma tutto il can can che è stato fatto attorno al doloroso evento del giovane di Novoli (anche a livello nazionale), oltre a gettare discredito e diffamazione sui nostri professionisti dell’emergenza, sta influenzando anche la gente comune”.
‘Salute Salento’ racconta anche di un episodio accaduto recentemente al Pronto soccorso leccese, con protagonista una coppia di giovani. Lui accusava la presenza di gonfiori all’inguine, per cui necessitava di esami. L’infermiere del triage l’ha messo in attesa. A questo punto la sua compagna, furente e sprezzante, si è sentita autorizzata a dire: “forza datevi da fare con questi esami …. Qua le fate morire le persone, come avete fatto con il ragazzo di Novoli”.