Piastrina identificativa di un soldato italiano era in vendita on line. È di un salentino fuggito dalla Russia nella seconda guerra mondiale

La famiglia di Vittorio Ingrosso, morto all’età di 73 anni, riceve inaspettatamente la piastrina identificativa del nonno, soldato nella guerra di Russia.

Un caso del destino che riserva un’ incredibile sorpresa.

La Russia ha restituito dopo 75 anni la piastrina identificativa di un soldato italiano e la famiglia ci racconta tutta la storia.

“Con nostra grande sorpresa ed emozione, abbiamo appreso che la piastrina apparteneva a mio nonno, l’artigliere Vittorio Ingrosso, classe 1922, di Guagnano”.

Non si possono descrivere i brividi che si avvertono dinanzi ad una simile scoperta.
Tutto è partito da una segnalazione di Renza Martini, che si è accorta della presenza della piastrina su un noto sito di aste online da parte di un venditore russo. A fare la sua parte importante è stato Daniele Lanzilotto che ha contattato la famiglia tramite conoscenti in comune.

In tempi in cui la leva militare è un lontano ricordo, è bene spiegare che la piastrina è una sorta di carta di identità che i soldati portavano appesa al collo come segno di riconoscimento e in tempi di guerra aveva un’estrema importanza.

“Sembra che quella di mio nonno, uomo generoso e dai grandi valori, sia stata fortuitamente ritrovata da un cercatore di reperti fra la città di Bogučar e il fiume Don, dove centinaia di carri armati russi superarono le truppe italiane dopo battaglie sanguinose che costarono la vita a moltissimi dei nostri” ci racconta il nipote Fabio Leone.

Una storia suggestiva ed emozionante che vede anche il supporto del giornalista Pino Scaccia, noto giornalista Rai da anni impegnato nello studio della guerra dei soldati italiani in Russia.

In casi simili è molto utile anche il gruppo facebook ‘ARMIR- sulle tracce di un esercito perduto’, coinvolto nel ritrovamento di reperti storici e sempre prodigo di segnalazioni e dettagli utili, e che anche in quest’occasione ha dato risalto alla vicenda.

“Mio nonno Vittorio, fatto prigioniero dai russi, riuscì a fuggire dal fronte tornando in Puglia a piedi e con qualche mezzo di fortuna; era solito raccontarci che fu proprio una famiglia russa ad offrirgli momentaneamente rifugio e poi ad aiutarlo per la sua fuga – ci spiega Fabio – Mio nonno in seguito ha sempre sofferto di congelamento ai piedi, causa le temperature estreme della Russia e il contatto diretto con la neve”.

Vittorio Ingrosso è morto nel 1995 all’età di 73 anni e mai ha fatto riferimento a quella piastrina. Chissà, forse gli fu strappata o lui stesso la buttò via per non essere più identificabile e tornare sano e salvo in Patria dalla sua famiglia.

“La piastrina ora è in viaggio verso il nostro domicilio – conclude il nipote – attendiamo, quindi, con grande emozione di avere fra le mani la traccia di un vissuto importante, indelebile, riavuta indietro per un bellissimo caso del destino”.



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