'Il centro ospedaliero di Lecce è un buon polo, ma manca quel quid in più per convertirlo in centro dell'eccellenza della medicina nazionale‘. Sono questi i risultati che emergono da un'indagine sulla qualità dei servizi di oncologia ed ematologia del ‘Vito Fazzi’.
La ricerca, promossa dall'Asl di Lecce con il supporto tecnico dell'Università del Salento e con l'aiuto dell'associazione 'Rosa Angela Serra' che cura il servizio front-office nei Day-Hospital, è partita nel mese di marzo 2014 e si è conclusa poche settimane fa. Un anno, insomma, di rilevamenti e che hanno prodotto dati assai interessanti.
Affidabilità, capacità personali, aspetti organizzativi e valutazioni strutturali: questi i campi di inchiesta sottoposti ai pazienti e ai loro accompagnatori.
Innanzitutto una domanda preliminare: perché i pazienti scelgono Lecce come centro di cure? Le risposte, alcune scontate altre più sorprendenti, vedono in prima battuta la vicinanza del centro ospedaliero con il domicilio e con gli affetti famigliari. Poi vi sono i consigli dei medici che indirizzano i propri pazienti nel capoluogo salentino, e infine la fiducia che gli utenti ripongono agli operatori.
Le interviste sono state svolte durante i Day Hospital nei poli di oncologia, ematologia e radioterapia del nosocomio leccese.
I pazienti dopo aver elencato le lacune per lo più strutturali, nonostante tutto, valutano positivamente le qualità umane e professionali di tutti coloro che operano nelle strutture sanitarie.
Uno sguardo, quindi, ai dati.
Nel reparto di oncologia, il punto di forza pare essere la capacità di relazione da parte degli operatori, visti molto vicini alle esigenze dei pazienti, ma i pazienti bocciano le strutture del polo.
Nel Day Hospital di ematologia, invece, spicca l'affidabilità, ma gli aspetti organizzativi sono decisamente da rivedere, soprattutto per l'ora delle visite, quasi mai rispettato.
Infine nel centro di radioterapia, gli utenti lamentano una scarsa organizzazione delle strutture messe loro a disposizione, ma anche qui viene giudicata più che positivamente la capacità relazionale e all'affidabilità del personale preposto.
In generale, insomma, un buon risultato per i centri di cura del 'Fazzi', ma da rivedere sono gli aspetti strutturati e organizzativi: rispetto dell'orario delle visite, maggiore protezione della propria privacy e strutture più comode.
Luci ed ombre: c'è ancora tanto da lavorare, quindi, ma l'ospedale cittadino può ripartire su solide basi.
Giulio Serafino