Prese fuoco l’auto a motore spento. Condannati in primo grado concessionario e Peugeot a risarcire i danni

I fatti sono accaduti nella notte del 26 agosto 2008, quando, una Peugeot 207, prese fuoco a causa di accertate cause elettriche. A sei anni di distanza i proprietari ottengono il risarcimento.

La loro autovettura, una Peugeot 207, aveva preso fuoco a motore spento intorno all’una di notte del 26 agosto 2008, in Via del Mare a Matino, per accertate cause elettriche. I proprietari,  Alfredo Carmine Calzolaro e Donata Rosaria Russo, non riuscendo ad ottenere un risarcimento in via stragiudiziale, decisero, allora, di adire le vie legali e, al termine dell’iter giudiziario durato la bellezza di sei anni, con una sentenza del 18 settembre di quest’anno  il Tribunale di Casarano, nella persona del Giudice avv. Cosimo Calvi, ha condannato in primo grado la concessionaria Peugeot, manlevata dalla Peugeot Automobili Italia s.p.a., a risarcire ai signori tutti i danni subiti dalla propria autovettura.

L'importo della condanna è pari alla quotazione ufficiale del veicolo (acquistato meno di due anni prima dell'incendio) alla data del sinistro, fornita dal periodico “Quattroruote”, maggiorata di interessi moratori e rivalutazione monetaria, oltre al fermo tecnico e alle spese di demolizione.

Il Giudice ha ritenuto, così ampiamente dimostrato, il nesso causale tra l'incendio e il difetto dell'autovettura anche sulla scorta della documentazione prodotta dagli attori, rappresentati e difesi dall'avv. Stefano Gallotta, segretario dell'associazione a tutela dei consumatori, Codici di Lecce, dalla quale risultano i frequenti richiami del medesimo modello effettuati dalla casa madre per verificare eventuali anomalie nell'impianto elettrico dovute allo scorretto posizionamento del capocorda dell'alimentatore della Peugeot 207.

Tale circostanza è stata confermata in corso di causa dalla testimonianza resa dal direttore regionale della Peugeot Automobili Italia.

Altrettanto importanti sono risultati, ai fini dell'accertamento dei fatti, le testimonianze rese dai Vigili del Fuoco di Gallipoli intervenuti sul luogo dell'accaduto e le risultanze della consulenza tecnica d'ufficio che, con motivazione convincente, ha individuato  la causa dell'incendio in un corto circuito.

“Questa sentenza – afferma Stefano Gallotta – costituisce un interessante precedente giurisprudenziale e conferma la validità dell'impianto normativo codicistico in materia di difetto di conformità della cosa venduta e di responsabilità per danni causati da prodotti difettosi e pericolosi, come evidenziato nel Codice del Consumo in attuazione delle direttive Cee. Nel caso di specie, infatti, il veicolo non soltanto non era conforme ma, come evidenziato dal Giudicante, era altresì estremamente pericoloso”.



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