Uno, due poi tre segnalazioni, tutte diverse una dall’altra. C’è “un mostro” che nel Salento si avvicina ai bambini con una scusa e tenta di portarli via. Qualcosa di molto simile a quel caro e vecchio stereotipo secondo cui "gli zingari rubano i bambini", un luogo comune che ognuno di noi, almeno una volta, avrà sentito dire nella propria infanzia. Peccato però che il cliché sia stato letteralmente smontato da uno studio pubblicato nel 2008 dall'Università di Verona dal titolo "La zingara rapitrice" in cui, dati scientifici alla mano, è stato dimostrato come dal 1986 al 2007, in Italia, nessun caso di presunto "rapimento" di bambini non rom da parte di rom si sia concluso con una condanna per sequestro o sottrazione di persona. E poi girovagando su internet è facile imbattersi in altri casi simili: non si capisce da dove nascano queste “leggende metropolitane”, ma gli episodi, raccontati a volte anche con dovizia di particolari, rimbalzano pericolosamente di bocca in bocca finendo per occupare i titoli delle prime pagine dei giornali locali e nazionali. Le versioni sono più o meno simili l’una con l’altra. In alcuni casi però, mancano i testimoni, i riscontri e le denunce finiscono in un buco nell’acqua.
Quindi? Si tratta di una semplice voce di paese, alimentata magari dai social network? Di una paura infondata che si sta diffondendo a macchia d’olio tra i genitori sempre più preoccupati? Neanche questo è possibile dire con certezza. La prudenza non è mai troppa ed è meglio stare in guardia anziché prendere sottogamba episodi come quello avvenuto a Gemini e a Santa Barbara su cui si sta cercando di far luce, finiti persino sulla Rai, in un servizio del seguitissimo programma condotto da Federica Sciarelli, «Chi l’ha visto?».
L’inquietante resoconto di una ragazzina di Surbo, invece, che ieri pomeriggio ha raccontato ai Carabinieri della locale stazione di essere stata avvicinata da due malintenzionati a bordo di un furgone giallo, senza targa, nei pressi dell’ufficio postale di piazza Aldo Moro da cui sarebbe sceso un uomo con il volto coperto da una mascherina che avrebbe tentato di convincerla a salire sul mezzo è stato fortunatamente archiviato come una “fantasia”. La macchina investigativa messa in piedi per non lasciare nulla di intentato ha permesso, grazie anche ai filmati di alcune telecamere istallate lungo il percorso che avrebbero compiuto i fantomatici rapitori, di raccogliere tutti gli elementi utili per archiviare il caso come falso e persino la bambina, dopo un po’ ha ceduto ammettendo di essersi inventata tutto.
Per avere un quadro della situazione, Leccenews24 ha voluto ascoltare il parere di Antonio Genchi neo presidente di Penelope Puglia «abbiamo ascoltato dai media questi due/tre casi che si sono verificati in provincia di Lecce, ma non abbiamo notizie certe, riscontri. Fatto è che esiste un’ampia casistica come evidenziato dalla relazione del Commissario Straordinario del Governo per le persone scomparse. In Puglia, si tratta soprattutto di minori stranieri che si allontanano dalle comunità, quei bambini che giungono sulle nostre coste e in attesa delle procedure di identificazione fuggono da quelle strutture d’accoglienza in cui vengono collocati provvisoriamente. In qualche caso è stato accertato che alcuni avevano già un numero di telefono da contattare o un referente a cui rivolgersi».
Numeri alla mano, Dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2013 solo in Puglia l'associazione Penelope ha registrato 71 casi di scomparsi (51 uomini e 20 donne) di cui 55 sono stati ritrovati mentre 16 risultano ancora da trovare. Guardando invece ai primi nove mesi del 2014 gli scomparsi in Puglia sono cresciuti in modo esponenziale. Ben 190 i casi registrati da Penelope Puglia, di cui ben 141 sono riferiti a minori. Considerando ancora il dato dei 190 scomparsi si può inoltre aggiungere che 51 casi (16 riferiti a minori) sono stati risolti positivamente con un ritrovamento,mentre 139 sono quelli ancora irrisolti. Dal 1974 al 2012 poi si contano oltre 1800 persone di cui non si hanno più notizie. Numeri che già così danno la cifra della gravità del fenomeno degli scomparsi, e che se moltiplicati su scala nazionale sono da capogiro.
«I sospetti andrebbero comunque valutati – continua Genchi – e suffragati dall’attività investigativa. È importante che il fenomeno non venga sottovalutato e che, anzi se ne parli sempre in maniera diffusa, a partire dalla famiglia, passando per le scuole, le istituzioni e sfruttando la cassa di risonanza dei mass media in grado di raggiungere il maggior numero di persone e spiegare di cosa si parla in modo preciso e puntuale. Per questo nei prossimi mesi sarà diffuso un opuscolo informativo – realizzato grazie ai fondi del 5×1000 – volto a spiegare esattamente cosa fare e come comportarsi in caso di scomparsa di un proprio caro».