Raduno Casapound il giorno dopo. C’è modo e modo di dire no

Il raduno a Lecce dei militanti della formazione di destra Casapound ha posto in luce un contrapposizione ideologica forte che è sfociata in forme di intolleranza a volte davvero preoccupanti.

L’eventuale intolleranza non si combatte così. Rispondere all’intolleranza politica con gesti violenti è non solo sbagliato ma assolutamente ingiustificabile. Come nel calcio il fallo di reazione viene punito con maggiore severità dello stesso intervento scorretto, così nella vita sociale bisogna stare attenti a non superare il limite.

Passare dalla ragione al torto è un’operazione che si può compiere in un baleno, ed è esattamente quello che è accaduto.
Imbrattare i muri della città con scritte e spray è un gesto grave, anzi un reato grave come grave è l’atmosfera di tensione che si è venuta a creare e il clima di intolleranza che ha investito alcuni soggetti politici locali, colpevoli di aver accettato un invito a partecipare.

Le manfrine politiche di esponenti politici di parte avversa ci interessano poco e ci interroga relativamente anche la presa di posizione del sindaco di Lecce. Ragioniamo meglio da semplici cittadini, quelli che camminano a piedi per le vie della città e che non temono il giudizio elettorale a ragion di calendario.

Dire no alle idee di qualcuno è legittimo, manifestare dissenso nei confronti di un’idea politica o pseudo politica è giusto e sacrosanto, perfino democraticamente garantito dalla Costituzione, ma prendersela con gli arredi urbani e manomettere il pubblico decoro non è accettabile e pone inevitabilmente gli autori di questi interventi dalla parte sbagliata, più sbagliata di chi asserisce e professa ideologie estreme, considerate eversive.

Anche perché alla fine viene da chiedersi chi delle due parti sia risultata più aggressiva o eversiva, o peggio ancora lesiva degli interessi generali di una comunità, in questo caso quella leccese.