Quei ramoscelli branditi come una bacchetta magica nel giorno delle Palme

Spesso le chiese sono mezze vuote di domenica ma non durante la Settimana Santa, dove liturgia e ritualità aiutano a tenere viva la Fede, con molte contraddizioni

La domenica delle Palme è un giorno che non passa inosservato, le chiese si riempiono e le piazze pure. La benedizione dei ramoscelli d’ulivo è un’antica tradizione che sopravvive ovunque perché la gente ha bisogno delle cose concrete, di fatti tangibili. Aivoglia a dire che la fede cristiana si basa sulla parola di Dio, i cristiani vanno comunque alla ricerca di qualcos’altro. Cercano segni, prove, conforti e magari miracoli.

Non è raro entrare in una casa e trovare figurine di santi, ma nemmeno un crocefisso, ed è facile nel giorno delle Palme imbattersi in signore, giovani e bambini con cespugli di ulivi in mano da benedire solennemente come se si trattasse di un amuleto o di un talismano dai poteri magici, poco importa se queste stesse persone non partecipano mai alla Messa e l’ultima volta che si sono accostate all’eucarestia lo hanno fatto il giorno della Prima Comunione.

Il punto è che nessuno insegna la logica della fede, la coerenza e le proporzioni. Nessuno ha idea di nulla, al catechismo si affrontano temi banali, i preti non spiegano quasi niente e la Santa Chiesa lascia che tutto vada per come può andare. Poi però qualcuno ci ricorda, qualche parroco lo ha fatto ieri, che il ramoscello d’ulivo non serve a nulla senza un percorso cristiano concreto e articolato, e magari ricorda, in vista del triduo pasquale, che i Sepolcri non esistono il giorno del Giovedì Santo, ma quelli che vengono volgarmente chiamati così sono solo gli altari dove si ripone l’eucarestia per 24 ore, dato che il Venerdì Santo (unico giorno dell’anno) non si procede alla consacrazione del corpo e sangue di Cristo.

Insomma i cristiani di oggi col Cristianesimo c’entrano davvero poco e niente. Che Dio li aiuti.