Tutela dell’ambiente e “reato di ecocidio”: nasce la proposta di legge. Di cosa si tratta

Il reato di ecocidio per la tutela dell’ambiente sta per avere una definizione ufficiale. Potrebbe diventare perseguibile penalmente insieme ai crimini di guerra e genocidio.

A 10 anni dall’avvio della campagna internazionale per il riconoscimento della questione ambientale, avviata dai sostenitori Jojo MehtaPolly Higgins, l’iniziativa per l’introduzione del reato di ecocidio arriva al punto di svolta. Pronta, infatti, la definizione ufficiale con cui gli attivisti sperano di introdurre tra i reati gravi quello contro l’ambiente, perseguibile dalla Corte penale internazionale.

Poiché la difficoltà maggiore sta proprio nel tracciare un quadro esatto per questo tipo reato, i legali che lavorano per l’iniziativa della Stop Ecocide Foundation hanno cercato di rispondere al termine di reato di ecocidio “qualsiasi atto illecito o sconsiderato commesso con la consapevolezza che esiste una sostanziale probabilità di danni gravi e diffusi o a lungo termine all’ambiente causati da tali atti”.

Il reato di ecocidio: un cambiamento storico ed epocale

Con la parola “ecocidio” si intende, dunque, una serie di atti che danneggiano ambiente ed ecosistemi, spesso in modo irreparabile. E vista l’importanza degli ecosistemi naturali per la vita e il benessere umani, essa diventa una trasgressione che rientra nelle violazioni dei diritti umani. Se il testo normativo verrà adottato dagli stati membri, diventerebbe il quinto reato che la Corte persegue oltre ai crimini di guerra, contro l’umanità, il genocidio e il crimine dell’aggressione.

“Si tratta del primo nuovo crimine internazionaledopo il secondo dopoguerra” affermano i giuristi, da quando cioè quando fu adottato il termine di ‘genocidio’ per riconoscere i reati della Shoah.

Una definizione definita storica secondo Philippe Sands, docente dell’University College di Londra, poiché gli altri quattro crimini si concentrano tutti esclusivamente sul benessere degli esseri umani” continua ancora, “si introduce un nuovo approccio non antropocentrico, originale e innovativo, perché mette l’ambiente al centro del diritto internazionale”.

Questione ambientale e cambiamento climatico: gli appelli dei grandi del pianeta

Dalla definizione è stato volutamente tenuto fuori ogni riferimento diretto al cambiamento climatico, perché “renderebbe più difficile smontare l’impianto accusatorio deviando il dibattito sulla solidità scientifica del concetto”, spiegano gli esperti, anche se non impedisce al climatechange di restare un tema politicamente caldissimo.

Per approvare l’ecocidio andrà cambiato lo statuto di Roma. Già nel 1998 ci fu una proposta, ispirata dal defunto primo ministro svedese Olof Palme che portò il concetto alla conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente di Stoccolma‘72, ma che fu abbandonata per via di alcun sostegno politico all’epoca.

Oggi la situazione è cambiata e diverse piccole nazioni insulari, tra cui Vanuatu nel Pacifico e le Maldive nell’Oceano Indiano, già nel 2019, hanno chiesto una «seria riconsiderazione» dell’introduzione del crimine, all’Assemblea degli Stati della CPI.

Tra i sostenitori della proposta anche Papa Francesco, che nell’enciclica Laudato Sì, affronta la questione dei reati da riconoscere per tutelare il creato, ed il presidente Macron, per cui il parlamento francese ha già deciso di aggiungere il reato di ecocidio nel suo codice penale, con la proposta formulata e riconosciuta dalla Convenzione dei Cittadini per il Clima, per accelerare la lotta al cambiamento climatico e i suoi lavori.

Si tratta di un primo passo verso un riconoscimento internazionale, anche nel resto del mondo, e i membri del gruppo convocato dalla Stop Ecocide Foundation, comprendente esperti da Samoa, Ecuador e Stati Uniti, sperano che questo sia il momento giusto per un accordo.

«La cosa più importante è che fa parte di quel più ampio processo di cambiamento della coscienza pubblica, è riconosce che siamo in relazione con il nostro ambiente, che dipendiamo dal suo equilibrio e che dobbiamo usare vari strumenti, politici, diplomatici ma anche legali per ottenerne la protezione»

Philippe Sands



In questo articolo: