Repetita iuvant ‘No alle trivellazioni petrolifere nel Salento’

La manifestazione pubblica organizzata dal Comitato No Trivelle Capo di Leuca e voluta per ribadire il secco no contro la minaccia di trivellazioni per cercare il petrolio e il gas nel mare del Salento, è prevista per domenica 28 dicembre

Gli americani vogliono cercare il petrolio nel Salento, ma alla richiesta di prospezioni tra l’altro effettuate mediante la discussa tecnica dell’air gun, ovvero spari di aria compressa verso i fondali, considerati devastanti per l'ecosistema ed estremamente dannosi per la vita della flora e fauna marina, nel mare bomboniera delle vacanze degli ultimi anni, cittadini, istituzioni, politici, associazioni, esperti e persino la chiesa hanno risposto con un sonoro «No, grazie!». Compatti, si è tentato con tutti i mezzi a disposizione di allontanare lo spettro delle trivellazioni che “minacciano” non solo le perle adriatiche, ma anche quelle joniche. Non si tratta solo di scegliere tra il blu e il nero, di capire se sia più prezioso il petrolio o il mare per un territorio, la questione ha radici più profonde, e complesse. Nel calderone, c’è anche il discusso decreto sblocca-Italia convertito in legge lo scorso 5 novembre, un pacchetto di riforme economiche ("misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive") che dovrebbero – nelle intenzioni di Matteo Renzi – far ripartire il Paese. Nel mirino, in particolare gli articoli 36, 37 e 38 del capo IX riguardante “Misure urgenti in materia di energia”, che facilitando l’iter, tolgono di fatto la voce non solo alle Regioni ma anche ai cittadini che hanno diritto di scegliere.
 
Nei mesi scorsi, diversi sono stati gli appelli partiti dal Salento contro le trivelle. L’ennesimo «No» verrà urlato il prossimo 28 dicembre a Leuca durante la mobilitazione organizzata dal Comitato “No Trivelle Capo di Leuca”, nato da libera iniziativa popolare con l’intento di unire tutte le forze presenti nel territorio che hanno a cuore la tematica ormai così dibattuta ed affrontata in varie sedi. La manifestazione voluta per ribadire il "NO" secco e deciso contro i piani di trivellazione per estrarre petrolio e gas nel Mediterraneo e, in particolare, nel Capo di Leuca prevede, alle ore 15.00, un corteo al quale hanno già aderito le istituzioni, i movimenti, le associazioni, gli studenti universitari e delle scuole superiori, la Curia e la società civile. Seguirà poi un dibattito pubblico al quale parteciperanno rappresentanti istituzionali locali (i sindaci del Capo di Leuca, il Presidente della Provincia Antonio Gabellone, il Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna), l’ente Parco Otranto S.M.di Leuca, Paolo D’Ambrosio direttore dell’Area Marina Protetta di Porto Cesareo, la Curia rappresentata da Don Stefano Ancora. Dalle ore 18.00 la manifestazione proseguirà con uno spazio musicale al quale hanno aderito numerosi artisti locali sensibili alla problematica.
 
«Con lo ‘Sblocca Italia’ – spiegano gli organizzatori- è stato tracciato un percorso di trasformazione del mar Mediterraneo in una vera e propria piattaforma industriale, abbandonando la valorizzazione delle sue risorse fatte di sostenibilità, di storia, di cultura, di paesaggi, di agroalimentare e di energia pulita. Vien da sé che l’impatto con il settore del turismo e della pesca, settori vitali per l’economia, potrebbe risultare letale. Infatti, il programma di ricerca di idrocarburi prevede l’uso di sistemi tecnologici che possono causare inquinamento acustico (come ad esempio l’air gun) provocando il disorientamento e l’allontanamento dei mammiferi marini fino al loro spiaggiamento e quindi la morte. Uno scenario da scongiurare ai fini dell’equilibrio dell’ecosistema marino».
 
«Qualora le prospezioni petrolifere dovessero rilevare le condizioni favorevoli per l’estrazione – si legge nella nota del Comitato- si avrebbero ulteriori danni quali ad esempio perdite fisiologiche del petrolio durante l’estrazione e il trasporto, fino al rischio catastrofico dell’incidente in mare con conseguenze irreversibili per il bacino del Mediterraneo».



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