Richieste d’aiuto economico al Santo Padre: raddoppiate quelle delle famiglie leccesi

Rispetto allo scorso anno sono raddoppiate le richieste di aiuto economico al Santo Padre fatte pervenire dalle famiglie leccesi. A dirlo è Don Attilio Mesane, Direttore della Caritas Diocesana . Gli operatori valutano le domande caso per caso, erogando anche dei contributi.

Secondo il Direttore della Caritas diocesana di Lecce, Don Attilio Mesagne, “sono raddoppiate rispetto all'anno scorso, le richieste di contributo economico che decine e decine di famiglie leccesi, tramite una lettera hanno fatto pervenire al Santo Padre”. Chi se non i volontari dell’associazione che si occupa di fronteggiare le povertà nel territorio salentino riescono a dare contezza, giorno dopo giorno, delle vere condizioni precarie (spesso anche dal punto di vista salutare) dei cittadini. Dopodiché Il Vaticano – una volta ricevute le istanze – interagisce con le Caritas delle rispettive Diocesi. Poi gli operatori, analizzando i casi e verificando le reali condizioni di indigenza, erogano il contributo.

L’allarme delle emergenze, tanto sociali quanto abitative, venne lanciato già diverso anni addietro dai volontari. E lo stesso Don Attilio, in tempi non sospetti, chiese ai leccesi di partecipare silenziosamente agli aiuti umanitari dei confronti della fasce deboli della popolazione. Si ricordi, giusto per citarne uno, l’appello ai supermercati affinché consegnino “almeno gli alimenti in scadenza”. I tagli dell’UE, peraltro, acuiscono una crisi pazzesca, mai vista prima. Purtroppo occorre sostenere anche i cosiddetti “nuovi poveri”. Famiglie che fino agli inizi del 2000 navigavano in acque abbastanza tranquille dal punto di vista economico; eppure, da quel “maledetto” 2008, la recessione ha mietuto man mano migliaia di “vittime”, gettando in mezzo alla strada molti componenti del vecchio ceto medio.

Ed ecco che nel capoluogo salentino molti combattono ogni giorno contro le bollette, le tasse, i debiti. Piangono davanti all’atto di sgombero di un giudice. Fortuna che nella “Bella Lecce”, quella piena di turisti e vacanzieri, esistano le “Case della Carità”, curate proprio dalla Caritas Diocesana. Gli emarginati, i padri buttati fuori di casa, i richiedenti asilo, le donne sole, i clochard o semplicemente i lavoratori con lo stipendio “consumato” dalle scadenze finanziarie, bussano alla porta di tale centri.

C’è chi intravede una piccola crescita, e chi millanta giuste politiche economiche che presto potrebbero risollevare le sorti del paese. Una cosa è certa, però. Non è con una percentuale in più del PIL che le lacrime di una mamma – senza nulla in tasca per i suoi bambini – si troverà la giusta soluzione.

Serve rimboccarsi le maniche e aiutare fattivamente. Viveri, vestiario, assistenza medica. Conta questo.