Sanità, anche nel Salento la battaglia legale contro il payback per i dispositivi medici

Si tratta dell’obbligo introdotto per i fornitori della sanità pubblica di contribuire al ripianamento dei disavanzi per circa la metà dell’importo.

La battaglia legale contro il cosiddetto payback per i dispositivi medici prende piede anche nel Salento grazie ad un ricorso proposto da un’azienda fornitrice del Servizio Sanitario Regionale patrocinata dagli avvocati Pietro e Luigi Quinto.

La questione ha assunto ormai una rilevanza nazionale non solo per le notevoli proporzioni economiche, ma anche per l’impatto rilevante che ha sulla sopravvivenza delle aziende del medical devices.

I fatti

Con il Decreto Aiuti Bis, varato dal Governo Draghi, è stata prevista una procedura accelerata per l’accertamento dello sforamento dei tetti di spesa assegnati ad ogni Regione per l’acquisto dei dispositivi medici relativi agli anni dal 2015 al 2018 e per la quantificazione del payback, cioè dell’obbligo introdotto per i fornitori della sanità pubblica di contribuire al ripianamento dei disavanzi per circa la metà dell’importo.

L’Avvocato Pietro Quinto

Nei mesi scorsi, quindi, il Ministero delle Salute ha emanato due decreti con i quali ha dato concreta esecuzione alla procedura accelerata, certificando gli sforamenti regionali – tra i quali quello della Regione Puglia – e quantificando gli importi a carico dei fornitori.

Il ricorso

Avverso i provvedimenti ministeriali è insorta una azienda salentina fornitrice di dispositivi medici per diverse Asl e Ospedali Pugliesi, che con l’assistenza degli degli avvocati Quinto ha proposto ricorso straordinario al Presidente della Repubblica eccependone l’eccesso di potere, il difetto di istruttoria e l’irragionevolezza.

L’Avvocato Luigi Quinto

“Il sistema del payback per i dispositivi medici – affermano i legali –  mette a rischio la sopravvivenza stessa di moltissime piccole e medie imprese del settore, le quali, in virtù di regolari gare d’appalto, hanno fornito al Servizio Sanitario Regionale i dispositivi medici necessari al funzionamento di aziende sanitarie locali e nosocomi, hanno pagato le imposte su quelle forniture e oggi, a distanza di anni, si vedono falcidiare i propri bilanci con importi non previsti, non contabilizzati ed inusitatamente richiesti retroattivamente”.

Per avere contezza della reale incidenza del nuovo sistema si pensi che lo sforamento nazionale per l’acquisto dei dispositivi medici nel quadriennio 2015 – 2018 supera i 2 miliardi di euro, la metà dei quali sono stati retroattivamente posti a carico dei fornitori. La rilevanza di tale sistema è confermata dall’esito del confronto svolto la settimana scorsa tra fornitori e Governo, a seguito del quale è stato adottato un Decreto legge ad hoc che ha prorogato al 30 aprile il termine, inizialmente previsto per il 12 gennaio, per effettuare le relative liquidazioni.

(Ph Pixabay)



In questo articolo: