Il calendario non sbaglia mai. L’11 novembre è San Martino. Come tradizione comanda, la Chiesa celebra il militare dell’impero romano, diventato vescovo di Tours che, mosso dalla pietà, regalò il suo mantello a due mendicanti incontrati per strada in una notte d’inverno, particolarmente gelida. Un gesto “ricompensato” con un raggio di sole, che ha fatto capolino per proteggere il militare della cavalleria romana dal freddo. È in questo momento che le ‘leggende’ si intrecciano e la storia del soldato e del suo mantello è stata “usata” per spiegare la parentesi di bel tempo nel cuore dell’autunno, un capriccio meteorologico noto appunto come estate di San Martino, gli “Indian Summer”, nei paesi anglosassoni come recita anche una canzone dei Doors.
Per i salentini, invece, l’11 novembre è la festa del vino novello, delle castagne, del primo fuoco acceso. In pochi sanno che San Martino è anche il protettore dei cornuti. Ma perché? Non è semplice rispondere a questa domanda. Il perché legionario che si è convertito al Cristianesimo sia legato ai più sfortunati in amore è uno dei misteri più affascinanti della demo-antropologia, quella che studia le tradizioni popolari. Non stupisce che sacro e profano si siano mescolati – il 14 febbraio, San Valentino è la festa degli innamorati, il 15, san Faustino, quella dei single – ma rintracciare, riavvolgendo il nastro del tempo, il motivo per cui la ricorrenza è stata dedicata ai traditi resta inspiegabile.
San Martino, «festa dei cornuti»
Le interpretazioni, confermate da molti proverbi popolari, sono tante. Secondo alcuni tutto è legato alla data, l’11 novembre, quando il Vescovo cristiano fu sepolto, tre giorni dopo la sua dipartita. Il periodo coincideva con le fiere di bestiame (dove erano presenti soprattutto animali con le corna) che, secondo i più maliziosi, tenevano troppo occupati gli uomini e troppo poco occupate le donne lasciate da sole in casa. Sempre di festa parla la tradizione pagana del capodanno celtico. 12 giorni di appuntamenti sfrenati, lontani dalle mogli, spianavano, per così dire, la strada ai tradimenti, complice il clima goliardico e il vino novello che allentava i freni inibitori.
Un’altra spiegazione, più banale, è legata alla Kabbalah: l’immagine delle corna richiamerebbe il numero 11, che a sua volta è riferibile ai termini Dibah (pettegolezzo, calunnia) e Zad (malvagio, insolente). Insomma, l’ 11/11 è una data che si riesce a mimare facilmente con le mani, creando delle corna, appunto.
C’è una quarta teoria, meno accreditata. Stando ad una leggenda, pare che San Martino avesse una sorella “vivace” e di “facili costumi”. Talmente bella che, più volte, il soldato romano di Tours aveva dovuto caricarla sulle spalle per strapparla dalle grinfie dei numerosi pretendenti. Sembra, però, che lei trovasse sempre il modo di fuggire, anche dalla gelosia del fratello, per concedersi ai suoi spasimanti. Secondo questa teoria San Martino, tradito dalla sorella, sarebbe diventato un amorevole protettore dei cornuti.