Sciopero degli scrutini, i sindacati della scuola non fanno retromarcia. Anche nel Salento

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Fgu Gilda non intendono fare alcun passo indietro e pongono il loro veto più assoluto sulla riforma de ‘La Buona Scuola’ decisa dal Governo Renzi. Le sigle sindacali confermano lo stato di agitazione e mobilitazione della scuola.

Sciopero degli scrutini nella concreta eventualità che la protesta delle parti sociali, dei lavoratori della scuola e della società civile tutta dovesse rimanere inascoltata; presidio dei lavoratori della scuola, presso la Prefettura di Lecce martedì 19 maggio alle ore 17; Astensione dalle attività non obbligatorie; Boicottaggio dell'adozione di libri di testo; Flash mob che saranno di volta in volta veicolati attraverso tutti i canali di comunicazione e condivisione.

Sono queste le iniziative che saranno intraprese e che sono state sancite dall’incontro che si è tenuto questa mattina tra le organizzazioni sindacali della provincia di Lecce: Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e  Fgu–Gilda. Le cinque sigle sindacali unitariamente, lo hanno dichiarato al termine della conferenza stampa che si è svolta nella sede della Cgil, in via Merine 33 a Lecce. Ivana Aramini di Flc Cgil; Gianna Guido di Cisl Scuola; Giovanni Caretto di Uil Scuola; Maria Rosaria Valentino di Snals; Maria Rosaria Ferilli di Fgu Gilda. Sono stati loro i firmatari del documento che ha stabilito le sopracitate iniziative.

È muro contro muro, quindi, tra le parti. I sindacati, ma anche docenti e studenti, non intendono fare alcun passo indietro e pongono il loro veto più assoluto sulla riforma de “La Buona Scuola” decisa dal Governo Renzi. Le sigle sindacali, quindi, confermano lo stato di agitazione e mobilitazione della scuola che nell’immediato, a livello provinciale, si concretizzerà con le iniziative sopracitate. Attraverso una nota stampa fanno sapere che la decisione è stata presa: “Dopo aver reputato del tutto insufficienti e inadeguati gli emendamenti al Ddl Scuola e preso atto della assoluta indisponibilità del Governo all'ascolto e alla distensione dei tempi per iniziare un confronto serio e produttivo con le parti sociali e con il mondo della Scuola; conseguentemente anche all'incontro del 12 maggio con le delegazioni nazionali dei Sindacati Scuola che non ha portato le sperate e significative modifiche al Ddl; in considerazione degli atti mediatici e demagogici messi in atto dal Presidente del Consiglio che di fronte a una lavagna, ergendosi a docente dei docenti, ha creduto di istruire gli italiani, ritenuti incapaci di comprendere da sè, sulla necessità della riforma sulla scuola, illustrandone come sempre gli aspetti ritenuti più importanti e sottacendo le conseguenze e gli aspetti subdoli della stessa”.



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