Neppure il tempo di restituirlo alla città in occasione della due giornate del FAI che, l’ex Convitto Palmieri, è già stato preso di mira dai primi vandali che non hanno proprio saputo resistere alla tentazione di lasciare il segno della loro ignoranza sul colonnato dello storico edificio.
Un lungo restauro costato milioni di euro di danaro pubblico vanificato dall’ignoranza e dalla piccolezza di chi, non avendo niente di meglio da fare, ha pensato bene di sfogare le proprie frustrazioni su un bene pubblico invece di provare a dare un senso alla propria vita.
Sì, perché non di arte si tratta giacché, l’arte, si prefigge la crescita culturale comune, non il degrado, e il primo a non usare mezzi termini sull’accaduto è stato proprio il primo cittadino del capoluogo salentino, Paolo Perrone, che, ricordando come Lecce sia indubbiamente “una città ricca di creativi” non ha esitato a definire sarcasticamente, e a buona ragione, gli autori del gesto dei “creativi imbecilli”.
Non un episodio isolato, purtroppo, che fa seguito a un’altra “ferita dolorosissima”, come ebbe a dire lo stesso sindaco leccese, avvenuta lo scorso febbraio ai danni della chiesa di Sant’Irene fatta oggetto, allora, di scritte a sfondo politico.
Severa la condanna da parte della cittadinanza tra cui, tuttavia, va sempre più crescendo la richiesta di una maggiore sicurezza nonché della messa a punto di un efficiente sistema di videosorveglianza che tuteli al meglio il patrimonio culturale del centro lupiense.
Sarà, ma ciò che più rattrista, che lascia l’amaro in bocca, è il constatare, ancora una volta, come quelle che dovrebbero esse le basilari regole di convivenza e di reciproco rispetto vengano puntualmente bypassate da chi, fregandosene altamente, si arroga il diritto di fare ciò che vuole di qualcosa che non gli appartiene, quantomeno non interamente, a scapito dell’immagine della città e dell’eventuale ritorno negativo che quest’ultima potrebbe averne in termini economici e, soprattutto, turistici.
Luca Nigro
