Non poteva cadere nel vuoto la ‘provocazione’ del primo cittadino Paolo Perrone che ha pubblicato sulla sua pagina facebook uno scatto in cui posa accanto ad scritta con lo spray rosso che ha sfregiato un muro del Santuario di San Filippo Smaldone, a pochi passi da Porta San Biagio. Il Sindaco, indignato per l’atto vandalico che ha rovinato un bene preziosissimo del patrimonio storico-artistico leccese, ha lanciato una frecciatina a tutti coloro che hanno criticato lo sgombero dell’ex asilo ‘Angeli di Beslan’, invitandoli a condannare il gesto allo stesso modo con cui si sono ‘fomentati’ per la struttura di via Casavola.
Meno di 24 ore dopo, arriva la risposta di Fabio De Nardis, professore di sociologia politica all’Unisalento che ha definito l’iniziativa del numero uno di Palazzo Carafa un’operazione mediatica, chiaramente strumentale. «In maniera del tutto sconnessa – si legge in una nota a firma di De Nardis – il Sindaco Perrone che si fa fotografare accanto a una scritta dai contenuti antifascisti fatta sulla parete dell’ex Chiesa delle scalze e la sua corte chiede a tutti di indignarsi contro questo atto vandalico almeno quanto ci si è indignati per lo sgombero del Terra Rossa». Per ‘sua corte’ probabilmente il professore di sociologia politica intende Erio Congedo, che aveva chiesto una condanna forte non solo dal mondo politico ma anche da certe ambienti accademici intrisi di settarismo ideologico.
La domanda da cui parte De Nardis è «ma che c’entrano le due cose?»
La risposta è presto detta. «Il Sindaco i suoi seguaci sono in difficoltà e hanno fin dall’inizio gestito in maniera molto goffa la partita del Terra Rossa, una esperienza che gode di grande sostegno sociale. Ora sfrutta l’idiozia di qualcuno che imbratta una parete del centro storico lasciando intendere che dietro ci sia il Terra Rossa o chi lo sostiene».
Ebbene, secondo De Nardis queste piccole tattiche comunicative funzionano «con la gentucola e non con i cittadini dotati di senso».
«Solo per questo tentativo ci sarebbero i margini di una querela, ma questi metodi sbrigativi li lasciamo alla Giunta Comunale – continua il professore – Il conflitto politico è un’altra cosa e lo si gioca con gli strumenti della politica.
E comunque si sappia con forza: Io mi indigno contro chi imbratta i beni pubblici archeologici, è una cosa che considero idiota e senza senso. Allo stesso modo mi indigno contro le amministrazioni comunali che i beni pubblici li abbandonano al degrado sociale, convinti che il consenso dei propri cittadini si conquisti con altri strumenti. Mi indigno contro quei politichetti di provincia che cercano goffamente di criminalizzare esperienze virtuose di rigenerazione urbana e mutualismo sociale attraverso l’azione auto-organizzata dei cittadini … ma che miseria, ma che peccato!»
A detta di De Nardis, basterebbe un pizzico di intelligenza politica in più per capire che l’amministrazione comunale, tutta questa partita, la sta giocando nel peggiore dei modi.
