Scuola, speranze a lume di candela. Ieri flash mob in Piazza S. Oronzo

I docenti salentini si sono ritrovati nel salotto della città per manifestare il loro dissenso nei confronti della riforma della scuola da parte del Governo Renzi. Il 5 maggio in programma uno sciopero generale.

Un lumino acceso e un vestito nero per mettere in scena la morte della scuola e per dimostrare il proprio dissenso ad una riforma che non condividono. Ieri sera, in piazza Sant'Oronzo, come in quasi tutte le piazze d'Italia, i docenti salentini hanno dato vita ad una protesta contro l'impianto della riforma della scuola voluta dal Governo Renzi che in questi giorni si sta discutendo in Parlamento.
Centinaia di docenti si sono riuniti nel salotto cittadino e per cinque silenziosi minuti hanno espresso il loro dissenso nei confronti di alcuni punti salienti del contestato disegno di legge tra cui il riordino degli organi collegiali, l’assunzione diretta del personale, gli sgravi fiscali per le scuole paritarie, gli ulteriori poteri discrezionali nelle mani del dirigente scolastico e la creazione di albi territoriali dei docenti. Lo scopo del flash mob era quello di suscitare coinvolgimento emotivo e partecipazione dell’opinione pubblica sulla lenta agonia della scuola statale e dimostrare lo stato di agitazione in vista dello sciopero generale del prossimo 5 maggio.

Il primo punto della protesta riguarda il piano delle assunzioni che non soddisfa le aspettative dei docenti ma anzi, per certi versi, li danneggia. «Chiediamo una scissione dell’aspetto che riguarda la riorganizzazione scolastica – dice il segretario provinciale della Cisl-Scuola, Gianna Guido – da quello relativo al piano di assunzioni. Sostanzialmente occorre fare una temporizzazione più razionale delle assunzioni che sia supportata anche da altre situazioni di base quale ad esempio un'adeguata riforma delle pensioni con un turn over più organizzato. Logicamente tutto questo rispettando anche tutte le professionalità dei docenti non di certo con l’acquisizione da un albo professionale dove le persone vengono scelte in base a dei criteri che a tutt'oggi non sono declinati.  Il piano di assunzioni non deve necessariamente avvenire entro quest’anno con una tempistica che è inadeguata all’accoglimento di tutti i docenti inseriti in graduatoria ma può avvenire anche con tempi più distesi, anche perché ciò significherebbe obbligare un docente che potrebbe passare di ruolo a Lecce ad emigrare fuori regione.  Questo non vuol dire rinunciare alle assunzioni ma rivedere il piano secondo dei criteri oggettivi e razionali».

In secondo luogo i docenti salentini lamentano anche la mancanza di partecipazione di tutte le strutture e di tutto il personale della scuola ai processi di realizzazione del percorso di apprendimento formativo dovuta anche all'attribuzione di maggiori poteri e responsabilità ai dirigenti scolastici. «La scuola pubblica deve essere sinonimo di libertà – prosegue Guido – e la libertà è sinonimo di partecipazione. Se si partecipa ad un percorso, lo si condivide e lo si costruisce, si riesce nella realizzazione del percorso ottimizzando risorse umane e d economiche. Se, invece, questo percorso viene demandato in maniera esclusiva ad una sola persona che si avvale di soli tre collaboratori, questo percorso potrebbe essere non condiviso e perderebbe anche di efficacia. Oltretutto la mancata realizzazione di questo percorso all’interno dei tre anni, che può avvenire anche per vari motivi, blocca una continuità didattica che non verrebbe più assicurata. Senza contare poi che il dirigente, qualora non dovesse raggiungere gli obiettivi programmati, potrebbe essere sanzionato e rimosso».

In buona sostanza si contesta proprio la ragion d'essere del disegno di legge e cioè il processo di autonomia e di riqualificazione della scuola. «Questo progetto del governo Renzi – conclude Guido – agisce in nome di una falsa autonomia in quanto i dirigenti, non solo non hanno avuto le risorse economiche per realizzare la riforma, ma non hanno neanche avuto il personale qualificato che potesse avviare il processo. È troppo facile pensare di risolvere i problemi della scuola attribuendo colpe inesistenti ai dirigenti e ai docenti che non sono stati finora capaci di realizzare i progetti programmati».
Appuntamento ora il prossimo 5 maggio a Bari per lo sciopero generale che unisce docenti, studenti e sindacati per dare voce a chi la scuola la vive dall’interno e fare luce sui punti oscuri della riforma. Si tratta, probabilmente, della più imponente mobilitazione che negli ultimi anni la scuola abbia visto.
 
 



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