Piergiorgio Pulixi, con il suo nuovo romanzo “Se i gatti potessero parlare” (Marsilio, 2025), conferma il suo talento nel fondere suspense, ironia e riflessioni emotive in un intreccio avvincente. Il protagonista è Marzio Montecristo, un libraio sardo eccentrico e scontroso, ma dal cuore genuino, già incontrato nel fortunato precedente “La libreria dei gatti neri” (leggi qui).
Questa volta la sua Les Chats Noirs è stata scelta per partecipare ad un evento letterario galleggiate con protagonista il misterioso e controverso giallista Aristide Galeazzo, che scriverà i capitoli finali del suo nuovo romanzo Maestrale di sangue a bordo della nave da crociera. Quando l’autore del fortunato investigatore Brizzi viene trovato morto, la vacanza si trasforma in un enigma degno di Agatha Christie. Tocca, ancora una volta, a Marzio, con il suo intuito fuori dagli schemi, ricostruire i fili di un delitto apparentemente perfetto che sembra uscito da uno dei sui libri riposti sugli scaffali.
A fargli compagnia —e a ravvivare la trama— ci sono l’ispettore Caruso, probabile membro del club di lettura degli “investigatori del martedì”, e due mascotte feline, Miss Marple e Poirot, che non sono solo animali domestici, ma veri simboli e omaggi affettuosi ai maestri del giallo che punteggiano la narrazione con garbo e ironia.
Non parlano, ovviamente. Ma osservano. Ascoltano. Intuiscono. E accompagnano il lettore con la loro discreta presenza, diventando specchi silenziosi delle emozioni più profonde.
Il richiamo esplicito a classici del giallo come Assassinio sul Nilo emerge fin dall’ambientazione e dall’atmosfera sospesa tra relax e tensione.
Un’indagine brillante di Marzio Montecristo: un libraio detective fuori dagli schemi
Pulixi riesce a far convivere il ritmo serrato dell’indagine con una narrazione dal tono intimo e umano. I dialoghi brillano di intelligenza e sarcasmo, i personaggi prendono vita con realismo e sfumature sorprendenti.
Ma Se i gatti potessero parlare è molto più di un giallo ben costruito. È una riflessione toccante sulla solitudine, sulle fragilità personali e sull’importanza delle relazioni autentiche. Il protagonista, dietro la scorza ruvida, rivela un’umanità profonda, fatta di dubbi, fallimenti e piccoli atti di coraggio quotidiano.
Stile coinvolgente e atmosfera unica
La scrittura di Pulixi è fluida, elegante ma accessibile, capace di alternare momenti di tensione a parentesi di ironia. Ogni capitolo è costruito per avvolgere il lettore in un’atmosfera sospesa, tra il mistero dell’omicidio e la dolcezza discreta dei gatti che osservano tutto con occhi enigmatici.
Il romanzo si distingue anche per la ricchezza dei riferimenti letterari: ogni pagina è un omaggio alla storia del noir, alla figura dell’investigatore per caso, alla magia delle parole scritte. E i gatti, con la loro silenziosa sapienza, sembrano sapere tutto, anche ciò che gli esseri umani fanno fatica ad ammettere.
Piergiorgio Pulixi ha scritto un romanzo che si legge in fretta ma resta a lungo. Un giallo fuori dagli schemi, tenero e spiazzante, che ci ricorda quanto siano preziosi i piccoli gesti, i legami sinceri e gli animali che, anche senza parlare, ci dicono tutto.
Una lettura consigliata per gli amanti del giallo e dei gatti
Se i gatti potessero parlare è un romanzo che conquista per la sua capacità di far convivere leggerezza e profondità. Piacerà a chi ama i gialli d’atmosfera, ai lettori affezionati alle storie con protagonisti fuori dagli schemi e, naturalmente, agli amanti dei gatti. Anche se alcune soluzioni narrative del finale risultano leggermente prevedibili, il percorso per arrivarci è talmente ricco di suggestioni da renderlo comunque appagante.
Pulixi ci regala un libro che ti fa venire voglia di leggere ancora, e ancora. E di credere che, se i gatti davvero potessero parlare, avrebbero molto da insegnarci.
