Servizi ambientali, è sciopero generale per il rinnovo dei contratti nazionali

Proclamato per lunedì 8 novembre lo sciopero generale dei servizi ambientali. La protesta dopo il blocco delle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali.

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È nuovamente sciopero tra i lavoratori dei servizi ambientali. La mobilitazione generale è dovuta allo stallo nelle trattative per il rinnovo dei contratti nazionali, che costringe da mesi migliaia di lavoratori a versare in una situazione precaria. La mobilitazione generale è proclamata da Fp-Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel per lunedì 8 novembre, con un centinaio di presidi dislocati in tutto il territorio nazionale. A Lecce l’appuntamento è sotto la sede della Prefettura in via XXV Luglio, con un sit-in di protesta dalle 9 alle 12. La platea degli interessati è di 100mila dipendenti, sia pubblici che privati, sull’intero territorio nazionale. Quattromila a Lecce e provincia, da oltre due anni in attesa di risposte sul piano dei diritti sul lavoro. “Lavoratrici e lavoratori dell’Igiene pubblica attendono il rinnovo da oltre due anni: 27 mesi per l’esattezza”, spiegano i sindacati. “Eppure hanno garantito in tutti i comuni, sfidando la pandemia, uno degli elementi essenziali di sicurezza per tutte le nostre comunità.

“Il sindacato – continuano i promotori della protesta – ha tenacemente provato a sviluppare i temi della piattaforma e i bisogni dei lavoratori, in modo da sottoscrivere un rinnovo contrattuale di prospettiva, più coerente con l’indispensabile sviluppo industriale delle aziende. Il contratto nazionale deve essere rinnovato nelle regole e nelle tutele per gli operatori. Da parte loro, le associazioni datoriali, sia pubbliche sia private, hanno solo mostrato atteggiamenti spesso ondivaghi e pregiudiziali, finalizzati al mero abbattimento dei costi”.

Le sigle sindacali hanno così deciso di far incrociare le braccia ai lavoratori dei servizi ambientali in un un nuovo sciopero di massa, indetto dopo la rottura delle trattative imputata dai promotori alla posizione assunta dalle associazioni datoriali: Utilitalia per la parte pubblica, Confindustria Cisambiente e Fise/Assoambiente per quella privata, insieme alle tre centrali cooperative, Agci, Confcooperative e Legacoop, responsabili – a loro dire – d’aver interrotto il dialogo con i sindacati dopo aver perso tempo per un totale di 27 mesi.

Le richieste avanzate dai sindacati dei lavoratori sono chiare: contratto nazionale unico e di filiera attraverso l’allargamento del campo di applicazione verso gli impianti di riciclo; rafforzamento delle relazioni industriali attraverso un sistema maggiormente partecipativo dei lavoratori; evoluzione delle condizioni di lavoro per tutelare la salute degli operatori; sviluppo delle norme sul mercato di lavoro e dei processi di formazione continua; miglioramento in maniera armonica della classificazione del personale; perfezionamento degli articoli contrattuali relativi ai lavoratori degli impianti; esigibilità contrattuale della clausola sociale; accordo economico che non tenga conto solo delle percentuali inflattive e che sviluppi maggiormente il welfare contrattuale e le varie indennità.

“Riconoscere il diritto al rinnovo del contratto a questi lavoratori, soprattutto dopo il servizio svolto nel corso della pandemia, è doveroso. Ed è ancora più urgente – chiudono i sindacati – perché riguarda gli addetti di un settore strategico, che sarà valorizzato dagli investimenti europei legati al Pnrr”.

 



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