Servizio integrazione scolastica, a rischio i dipendenti. Cobas: “Serve internalizzazione subito”

Si è tenuto ieri, 28 agosto, il sit-in organizzato dalla Confederazione dei Comitati di Base Lecce presso la Prefettura in viale XXV Luglio.

Risposte certe sulla sorte dei dipendenti del Servizio Integrazione Scolastica Oss ed Educatori. È stato questo l’obiettivo del sit-in di ieri, 28 agosto, davanti alla Prefettura di Lecce dall’Organizzazione Sindacale Cobas Lecce. A partire dalle 9:00, infatti, si sono riuniti davanti alla sede di viale XXV Luglio per denunciare alcune gravi situazioni lavorative che riguardano il mondo della scuola.

Dopo la crisi dovuta al coronavirus, infatti, si torna a fronteggiare la paura di una nuova chiusura legato all’andamento dei contagi non solo in Puglia ma in tutta Italia. Quella dei dipendenti del Servizio Integrazione Scolastica dei diversi Ambiti Territoriali e della Provincia di Lecce è “una situazione abbastanza preoccupante alla luce dei prossimi mesi, è divenuta ancor più grave quando a livello contrattuale, pur trattandosi di un part-time, si è giunti a prestare servizio tra le 12 e le 18 ore lavorative settimanali”.

“Si sfiora l’assurdo – dichiara il sindacato – nei vari bandi degli Ambiti Territoriali e della Provincia di Lecce nella parte riguardante l’orario di servizio che stabilisce che in caso di assenza dell’alunno, all’operatore viene riconosciuta la prima giornata di assenza non preavvisata. In tal caso, l’operatore rimane a disposizione della scuola per attività compatibili con il proprio ruolo. In caso di assenza prolungata, il servizio è sospeso fino al rientro dell’alunno”.

In caso di assenza dell’alunno, spiega Cobas, solo la prima giornata di assenza non preavvisata viene riconosciuta all’operatore. “L’osservazione da fare è che viste le innumerevoli attività previste per il personale dell’integrazione scolastica perché non si può collocare il personale in altra attività a disposizione della scuola? Perché il personale che per motivi “assenza e malattia prolungata” legata agli alunni deve rimanere a casa senza retribuzione?”.

A pesare sulla condizione di questi lavoratori anche l’impossibilità di accedere agli ammortizzatori sociali messi in atto per far fronte al lockdown. I dipendenti “hanno ricevuto da marzo a giugno 100/180 euro mensili di FIS covid e che se poi da ottobre 2020 a giugno 2021 l’alunno è ammalato devono anche rimanere a casa”.

Le richieste di Cobas

“Si chiede a voce alta un riconoscimento della figura professionale a 360 gradi, perché non è ammissibile nel 2020 percepire una retribuzione così offensiva in palese violazione della Costituzione e nello specifico dell’art.36 “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

“La possibilità di poter accedere all’internalizzazione – conclude l’organizzazione sindacale – con il riconoscimento contrattuale adeguato, potrebbe donare quella condizione di serenità ed equilibrio, fondamentale per poter svolgere una professione d’aiuto così complicata e delicata, che porta ogni giorno a stare a stretto contatto con soggetti fragili aventi patologie gravi e gravissime”.

“La scrivente O.S. Cobas Pubblico Impiego di Lecce, in seguito ai sit-in avvenuti a Lecce il 19 giugno 2020 con incontro in Prefettura, a Bari in data 30 giugno 2020, il 22 luglio davanti alla Presidenza della Regione Puglia, successivamente il 29 luglio presso il Dea dell’Ospedale Vito Fazzi a Lecce, e in ultimo il 7 agosto nei pressi del Centro Polivalente per Minori ”Gianmarco Sori” a Copertino, il Personale (OSS ed Educatori) del Servizio di Integrazione Scolastica della Provincia di Lecce in favore degli alunni disabili gravi e gravissimi, chiede un maggior riconoscimento del proprio profilo professionale, delle proprie competenze e della posizione contrattuale”.



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