La casa dovrebbe essere un diritto di tutti. Dovrebbe appunto, ma purtroppo non lo è. Lo racconta la fotografia dell’Italia degli ultimi anni dove l’emergenza abitativa sembra sia scoppiata in tutta la sua drammaticità. Ad essere colpite, ancora una volta, le fasce più deboli della popolazione, quelle già piegate dalla crisi economica, quelle che stentano ad arrivare a fine mese, quelle che non riescono a pagare regolarmente l’affitto, che saltano la rata del mutuo. Non esiste giorno in cui quest’argomento così complesso e delicato non acceda gli animi, come solo poche altre cose riescono a fare, non stimoli il dibattito sui possibili modi di affrontare al meglio la questione. Neppure le risposte date da chi di dovere bastano ad arginare un dramma che rischia di diventare ‘sociale’. Già, perché in gioco non ci sono solo quattro mura, ma la sicurezza di avere un posto dove tornare a fine giornata. Sembra banale, ma è così. Se manca un tetto sopra la testa, può venir meno anche tutto il resto: progetti di famiglia e futuro compresi.
Così, mentre ci si chiede come si può buttare per strada ragazze madri, disoccupati, anziani, famiglie intere aumentano gli sfratti, il numero delle persone che dopo aver perso la propria abitazione sono costrette a vivere in strada o in macchina. La conta si ripete ormai da anni, sei casi al giorno, quasi 2.500 in un anno. Sebbene sembri una realtà lontana dalla nostra, tipica più delle grandi città come Milano o Roma dove si sono registrati anche episodi estremi, non è così. Anche in Puglia e nel Salento accade.
A Trepuzzi, ad esempio, tre famiglie rimaste senza una casa che hanno teso una mano in un momento di enorme difficoltà ne hanno, per fortuna, trovata un’altra. È quella del parroco, don Alessandro Scevola che ha trasformato alcuni locali della parrocchia ‘Santa Famiglia’ nel comune del Nord Salento in piccoli monolocali per accogliere proprio le persone sfrattate o senza un’abitazione.
Al momento, come detto, sono tre le famiglie che hanno trovato nella Chiesa un rifugio e ci resteranno per tutto il tempo necessario o almeno fino a quando non troveranno un altro appartamento dove andare a vivere.
Ma la Parrocchia non provvede solo a dare loro un tetto sulla testa, ma dona anche cibo e vestiti. Don Alessandro Scevola, però, vuole anche lanciare un appello alle istituzioni provinciali e regionali «fate presto, l'emergenza casa sta per scoppiare in tutta la sua drammaticità».