Si reclutano ‘Pugliesi di nascita o di cuore’ per salvare gli ulivi

Il cantante Al Bano Carrisi e lo scrittore Pino Aprile insieme per salvare gli ulivi salentini. Ma come possono due persone sole fermare l’eradicazione di 60 milioni di piante? Facile, reclutando 120 milioni di ‘Guardie del corpo’, anzi di tronco.

A leggere il lungo post pubblicato sulla fanpage «Terroni di Pino Aprile» sembra di essere davanti alla bozza di un film, alla prima stesura di un libro appena nato, ma che già promette bene. Il titolo «Si arruolano pugliesi (e non) per salvare gli ulivi» rimanda ad un ‘casting’ per ricercare i protagonisti o le semplici comparse di una storia che, come nei migliori copioni, si concluderà con il lieto fine. Ed invece, quando le parole finiscono, quando hai letto tutto d’un fiato quanto scritto, t’accorgi improvvisamente che il lieto fine non c’è. Non in un prossimo futuro almeno. Perché la Xylella fastidiosa, il batterio con il nome da ‘simpaticone’ e la forza di un assassino,  ha condannato a morte migliaia di ulivi nel Salento. Non si contano nemmeno più gli alberi infetti, anzi malati perché rende più l’idea di quello che sta accadendo nelle campagne strette tra  lo ionio e l’adriatico. E con gli alberi rischiano di morire decine di aziende agricole, piccole e grandi.

Non c’è cura. E nemmeno la certezza che di  Xylella, o solo di Xylella, si tratti. L’unica cosa sotto gli occhi di tutti è il CoDiRo (Complesso di Disseccamento Rapido dell’Olivo). Le chiome rigogliose, le sfumature di verde e i riflessi color argento hanno lasciato il posto ai rami secchi, alle foglie color marrone.   

L’ultimo colpo di grazia è arrivato dall’Unione Europea: bisogna abbattere tutti gli olivi del Salento colpiti dal batterio killer della Xylella, perché anche se è la soluzione più «dolorosa» per gli agricoltori è anche quella «più efficace». Un diktat che non lascia molto margine di interpretazione. E allora cosa fare? Sventolare bandiera bianca, arrendersi e prepararsi psicologicamente a vedere il paesaggio salentino deturpato, violentato? Che ne sarà dell’identità di una terra che ha fatto di questi alberi millenari il suo punto di forza?

È qui che subentra Pino Aprile, autore della fortunata serie di libri dedicati ai «Terroni» che insieme ad Albano ha deciso di chiamare a raccolta tutti, ma proprio tutti, per salvare gli ulivi pugliesi da quell’eradicazione non più soltanto paventata.

  • «Di cosa parlano due pugliesi?» dico io.
  • «Di donne» dice lui.
  • «Cretino, due pugliesi possono anche essere due donne pugliesi».
  • «Allora di uomini».
  • «Allora sei proprio cretino. Di cosa parlano due pugliesi in quanto pugliesi, sia donne che uomini»
  • «Ahhhh allora ci sono. Di ulivi»

Inizia così il dialogo contenuto nel post che strappa quasi un sorriso. Poi invece l’argomento si fa serio. Improvvisamente serio.

  • «Stamattina, mentre facevo colazione con Albano a casa sua, parlavamo di ulivi e Xylella fastidiosa e del fatto che per eliminare quella vorrebbero estirpare quelli. "Sai Albano" gli ho detto "Nandu Popu mi ha raccontato di contadini che hanno semplicemente usato i metodi dei loro padri e dei loro nonni: dissodare la terra per far respirare le radici, 100 litri di acqua, un chilo di rame, un chilo di calce è una bella pitturata alla pianta. E gli ulivi ora stanno bene». «Insomma, per non fartela lunga, con Albano siamo arrivati alla conclusione che bisogna dare delle guardie del corpo ai nostri ulivi»
  • «Tu e io ci nominiamo guardie del corpo del primo ulivo che cercheranno di espiantare» ordina l'Uomo di Cellino.
  • «Va bene – gli rispondo io – c'è un piccolo dettaglio, trascurabile quasi: ci sono 60 milioni di ulivi in Puglia, un terzo di tutti gli ulivi d'Italia».
  • «E dov'è il problema? – replica Albano – basta trovare 120 milioni di pugliesi. Anzi, di meno perché due li abbiamo già».
  • «Ho capito chiamo Nandu Popu» dico io.
  • «Ho capito chiamo Giuliano Sangiorgi» dice lui.

«Saremo le guardie del corpo dei nostri straordinari ulivi, guai a chi li tocca, guai a chi li vuole sradicare», il messaggio è chiaro, insomma. E come spesso accade in questi casi, l’idea di coinvolgere, attraverso i social network, gli artisti salentini e pugliesi, ma anche la gente comune che ha a cuore queste piante sacre, non poteva rimanere inascoltata a lungo. In poche ore alla chiamata hanno già riposto in tanti, sono più di 13mila le adesioni.

Le prime due «guardie del corpo» ad essere convocate sono state il cantante dei Sud Sound System, Nandu Popu, ed il salentino Giuliano Sangiorgi, dei Negramaro. Ma non è da escludere che risponderanno all’appello anche Emma Marrone, Alessandra Amoroso, Ennio Capasa ed altri artisti pugliesi innamorati dei patriarchi grigio-argento. 

Nandu, Giuliano, ci siete? Pugliesi di nascita, di cuore o solo per desiderio, ci siete? Bisogna arrivare a 120 milioni. In fretta.



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