
Sono sempre più rare, tanto che qualcuno si è adoperato per evitare che spariscano delle strade e anche dalla memoria. Nonostante questo, le fontanelle pubbliche continuano a raccontare storie, a dissetare i passanti (se funzionano) esattamente come facevano in passato.
Già, perché di quelle rimaste alcune sono inutilizzabili, altre finiscono per essere un esempio concreto di spreco come accade per la fontanella di via Vittorio Veneto a Melendugno da cui scorga acqua senza sosta. Un rigagnolo continuo, ininterrotto.
Non c’è un rubinetto, non c’è una manopola che possa arrestare il getto: 24 ore su 24 la fontana dell’acquedotto pugliese “regala” centiaia di litri al giorno a vuoto.
La denuncia arriva da alcuni residenti, stanchi di veder sprecata una risorsa così preziosa. Non sorprende, purtroppo. Il “disservizio” che a Melendugno dura da anni è molto più comune di quanto si possa pensare.
Non accade, infatti, solo nel piccolo paese della grecìa salentina, ma si tratta di un vero e proprio tallone di Achille degli acquedotti italiani o delle società che li gestiscono. I numeri, ancora una volta, parlano Il chiaro: il 34% dell’acqua è “non fatturata”. Non è utilizzata cioè dai consumatori.
Bisognerebbe risolvere questi problemi perché le fontanelle stanno conquistando una nuova popolarità. In Inghilterra, ad esempio, sono tornate per evitare che vengano sprecate le bottiglie di plastica.