Storia di Oronzo: martire, santo e patrono di Lecce

Chi era Sant’Oronzo? Perché è santo? Come visse e quando morì? La storia mista a leggenda del primo vescovo di Lecce e protettore del Salento.

Sant’Oronzo non è stato il primo protettore di Lecce. La città lupiense, infatti, era posta sotto la custodia celeste di Santa Irene che ne fu la prima patrona. Solo in epoca moderna la città passò sotto la protezione religiosa di quello che fu il primo vescovo di Lecce, quasi 2000 anni fa.

Non tutti sanno che Sant’Oronzo fu contemporaneo di Gesù Cristo, essendo vissuto nel primo secolo. La sua storia prende avvio qualche anno dopo la crocifissione del Signore, grazie alle relazioni che il giovane leccese intrattenne con uno dei più importanti discepoli dell’apostolo Paolo e cioè Giusto, un cittadino greco che ebbe incarico di raggiungere Roma, dove Pietro aveva fondato la Chiesa occidentale.

Durante il viaggio per mare Giusto fu vittima di un terribile fortunale che interessò il canale d’Otranto e naufragò sulla costa leccese nei pressi dell’attuale marina di San Cataldo dove venne soccorso e aiutato da un giovane patrizio romano chiamato Oronzo e da suo nipote Fortunato.

Giusto parlò ad Oronzo che ancora non aveva assunto questo nome (Oronzo è il nome cristiano di Publio da Rugge, imposto da San Giusto al momento del suo battesimo avvenuto in circostanze a noi sconosciute) del Vangelo di Cristo così come egli lo aveva appreso dal racconto dell’Apostolo Paolo in persona. Il giovane, di ricca famiglia patrizia, rimase estasiato dal racconto di Giusto e decise di abbracciare quella dottrina proveniente dalla lontana Palestina, ma che nel giro di un decennio si era estesa in tutto il bacino nord occidentale del Mediterraneo.

La leggenda vuole che lo stesso San Paolo abbia imposto le mani a Oronzo per ordinarlo vescovo, così come Oronzo fece con il nipote Fortunato che gli succedette dopo la morte. Intanto Giusto e Oronzo girarono in lungo e il largo la il Salento e la Puglia evangelizzando e convertendo al Cristianesimo città e villaggi.

Ma i tempi erano avversi ai cristiani. La persecuzione degli imperatori si fece spietata e crudele, perché la nuova religione minava alle basi il potere stesso della Roma imperiale. Sotto il governo di Nerone la persecuzione raggiunse anche le periferie e Oronzo e Giusto furono vittime di tale azione repressiva. La condanna era inevitabile, e nonostante l’intervento dell’apostolo Paolo, divenuto intanto cittadino di Roma, non fu possibile cambiare la sorte dei due leccesi.

A pochi chilometri da Lecce, lungo la via per il mare, il vescovo di Lecce e il suo ispiratore e maestro, furono sottoposti a supplizi e violenze, prima di essere decapitati nel luogo esatto dove oggi sorge il tempio di Sant’Oronzo fuori le mura, detto in dialetto locale “Capu te Santu Ronzu” proprio a ricordare la decapitazione avvenuta per mano della giustizia romana. La decapitazione era una morte onorevole, a differenza della Crocifissione, essendo questo un privilegio che veniva riservato ai cittadini romani, colpevoli però di tradimento o ingiuria.

Oggi Sant’Oronzo è presente in tutta l’iconografia cattolica leccese. Troneggia sulla facciata barocca della Chiesa Cattedrale e sulla colonna posta nel mezzo della piazza che da Lui prende il nome. Molti leccesi, in segno di devozione da parte dei loro genitori, sono stati battezzati col nome di Oronzo che significa “risorto”. Una festa patronale di tre giorni (24,25 e 26 agosto) ogni anno lo ricorda e lo celebra insieme a Giusto e Fortunato.



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