La coltivazione dell’olivo ha segnato un’epoca, da un certo punto in poi, della Storia il territorio ha cambiato faccia e si è trasformato in un vastissimo oliveto. Non è chiaro il punto d’avvio di questa vicenda, c’è chi riferisce il tutto ad epoca medievale intorno all’anno mille, chi vorrebbe retrodatare l’inizio della civiltà olivicola. Oggi con la tragedia della Xylella fastidiosa è cambiato tutto, l’economia e il paesaggio.
Ma quest’ultimo è soggetto al cambiamento, perché nella storia del pianeta Terra e nella storia più ridotta dell’Uomo il paesaggio è sempre cambiato e sempre cambierà.
Oggi in provincia di Lecce restano pochi esempi di ciò che era il territorio al tempo della dominazione romana, quando nei boschi i lupi cacciavano intrepidamente e la campagna non era quella che siamo stati abituati a vedere.
I resti del grande bosco di Lecce, sopravvivono nel parco regionale del Rauccio, lungo la costa adriatica, in territorio di Vernole, a Calimera, a Muro leccese, a Vaste, nel parco Otranto – bosco di Tricase, a Cardigliano, nel territorio del comune di Specchia e sporadicamente qua e là in qualche angolo ancora apparentemente incontaminato.
Il bosco di lecci è una sorta di paradiso per la fauna. Ripensare ai boschi oggi può essere un’opportunità e una possibilità concreta di ricostruzione di un paesaggio devastato.
