‘I miei giorni di solitudine. Io e miei cani abbandonati dalle istituzioni, ciniche e assenti’. La storia di Maria Donata Pecoraro

Il triste racconto a Leccenews24 della pittrice salentina che ha perso la casa dopo un incendio e vive con i suoi cani sotto un tetto di lamiere.

Le conseguenze dell’amore, così Paolo Sorrentino chiamava in un bellissimo film tutte quelle vicende umane, spesso tragiche, che possono derivare da una passione, da un amore. Maria Donata Pecoraro, pittrice e artista salentina, sta pagando così il suo amore per gli animali, per i cani in particolare, costretta a vivere all’aperto nelle campagne alla periferia di Felline, sotto un tetto di lamiere di alluminio, accampata in una piccola baracca con i suoi amici a quattro zampe, dopo che il fuoco partito dalle campagne limitrofe, il 22 maggio scorso, ha mangiato la sua abitazione e i suoi quadri.

‘Purtroppo ogni giorno vengono appiccati incendi nelle campagne qui intorno. Quella maledetta mattina non è stato possibile fermare il muro di fiamme che veniva verso casa. I Vigili del Fuoco erano impegnati su tanti altri fronti e quando sono giunti dal Distaccamento di Galatone era troppo tardi. Della mia abitazione non restava che un cumulo di cenere. Per fortuna i cani erano vivi e li ho messi in salvo tutti (tranne Susy che è sparita), ma del mio tetto e delle mie amate tele con cui a breve avrei voluto organizzare una mostra, tele che insieme ai cani erano tutta la mia vita, non restava nulla. Cenere e fuliggine’.

Maria Donato Pecoraro

Lunga la storia che ha portato Maria Donata Pecoraro, 70 anni che sembrano dieci o quindici di meno, in quelle campagne, lei che viene da Specchia, dalla bellissima Specchia. Non una scelta personale di vita, come le ha detto qualcuno prima di essere fulminato da uno sguardo.

‘No, la mia non è stata una scelta di vita. Mi trovo qui soltanto perché venivo di tanto in tanto in questo posto dove avevo un piccolo appezzamento di terreno e rimanevo esterrefatta trovando abbandonati tantissimi cani. Non chiedetemi perché, ma nelle vicinanze c’era questa usanza vergognosa: abbandonare i cani che non volevano più nelle loro case e lasciarli in questa campagna. Ne ho contati 56 un anno… Cosa potevo fare? Ho chiesto aiuto alle autorità del posto ma mi dicevano che non si poteva fare nulla. Mi sono sentita sola, mi dispiaceva per quei cani lasciati soli, senza cure e senza mangiare e allora nel 2015 ho pensato di trasferirmi da Specchia a Felline, di costruirmi un punto d’appoggio per me, un piccolo gazebo in legno. Ho trasferito la mia vita qui per amore di quei cani. Se avessero visto la mia auto nelle vicinanze, parcheggiato dinanzi casa – pensavo – non avrebbero più portato i cani, non li avrebbero più abbandonati lì. E infatti così è stato. Da allora non ne hanno più abbandonati di animali. Sono rimasti 8 cani e avrei fatto compagnia a loro fino a quando non sarebbero morti, poi sarei ritornata nella mia casa di Specchia. Ma quel maledetto incendio ha distrutto tutto. Come posso lasciarli soli e andare via? Con quale cuore?’.

Si fa presto a giudicare, si fa presto a definire ‘eccentriche’ queste scelte, che sono scelte di sensibilità e di amore.

Vissi d’arte, vissi d’amore’, come la Callas nella Tosca di Puccini, così scrive nello stato testuale di whatsapp Maria Donato Pecoraro che non ha più i suoi quadri, non ha più la sua quotidianità. Il gazebo bruciato ha cancellato tutto. Ogni giorno per fare una doccia e per cambiarsi d’abito deve chiedere ospitalità ad un’amica del posto ed ogni sera sotto il tetto di lamiere deve sperare nella clemenza del tempo estivo. I cani, traumatizzati dopo l’incendio, le stanno sempre intorno, non si allontanano.

Un dipinto di Maria Donata Pecoraro

‘C’è una cosa che mi dispiace più di tutto, devo essere sincera. La mancanza di collaborazione e di considerazione che ho ricevuto da questo territorio. Non posso raccontare la visita di nessuno, di un esponente delle istituzioni che mi fosse di conforto, che mi desse speranza e rassicurazioni. Non posso raccontare della stretta di mano di nessuno, di una pacca sulle spalle, di un aiuto concreto. Nulla. Sono stata lasciata sola quasi che dovessi pagare la colpa della mia sensibilità e del mio amore per quei cani. Sono addolorata, dispiaciuta. Mi sento dimenticata da questa città!”.

E come conclusione peggiore di un racconto che sembra davvero triste restano fuori dalla casa andata in fumo di Maria Donata tutti i sacchi di spazzatura delle macerie della sua abitazione distrutta dalle fiamme.

‘Nessuno mi ha aiutato a raccogliere le macerie, nessuno viene qui per raccogliere i rifiuti. Devo dire grazie ad alcune animaliste di Maglie e Poggiardo che hanno voluto essermi vicine e collaborare a ripulire tutto, ma non posso tacere sul senso di solitudine che sto provando e che mi fa pensare che nessuno, ma proprio nessuno, ha a cuore la mia vita e quella dei miei cani’.

 



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