
“La verità chiede di essere conosciuta” diceva il cardinale Carlo Caffarra a proposito delle cose divine e soprannaturali e del rapporto tra uomo e fede, tuttavia esistono verità che è meglio non conoscere. Su questo si fonda l’idea del segreto di Stato, che è un modo per coprire la verità in nome di una più importante sicurezza nazionale, vera o presunta.
Quando la verità è troppo scomoda o addirittura tremenda quella verità resterà per sempre una menzogna. Il caso della strage di Ustica, o meglio la morte di 81 cittadini italiani, molti dei quali bambini, resta un mistero dopo 44 anni. Resta un evento tragico sul quale non è possibile fare chiarezza, un caso di cronaca che non arriverà a identificare colpevoli e motivazioni.
Le inchieste si sono fermate, inabissate da oscure potenze, allo stesso modo di come si è inabissato nel Mar Tirreno il DC9 Itavia la sera del 27 giugno 1980. E anche se oggi grazie alle indagini, alle testimonianze, alle interviste, ai riscontri incrociati, alle inchieste mai concluse, ci siamo fatti più di un’idea sulla vicenda, tutto questo non sarà mai certificato da nessuno.
Lo ha chiarito in maniera netta e diretta il giudice Rosario Priore, un magistrato che ha indagato sulle principali vicende giudiziarie italiane degli ultimi 50 anni, molte delle quali avvolte in un eterno mistero, altre coperte dal segreto di Stato, più o meno ufficiale. Priore ha detto “ci sono verità che non ho mai potuto dire perché avrebbero potuto avere effetti destabilizzanti sugli equilibri interni ed internazionali”. Ustica è forse il più emblematico di tutti gli eventi rimasti avvolti nella nebbia.
Dopo anni alle vittime di quello che è stato quasi certamente l’evento collaterale di un’azione di guerra nei cieli italiani che vedeva insieme aerei francesi, americani e libici, va il nostro pensiero commosso, e alle loro famiglie l’augurio di riuscire a farsene una ragione, ma che non sia mai solo e soltanto una ragion di Stato. Sarebbe un ulteriore torto, e offenderebbe l’intelligenza di tutti noi. I segreti coprono la verità, ma essa grida, spinge, sbatte sul muro e chiede, pretende, ancora una volta, di essere rivelata.