Torcito, sedotta e abbandonata. Che fine ha fatto? Viaggio nella Storia ferita del nostro territorio

‘Cannole – Una pagina di Storia recente’, il libro di Rino Palma racconta un pezzo di storia di questo paese dell’entroterra salentino. Ma è, soprattutto, una richiesta affinché venga realizzato un sogno, sino ad ora infranto: riqualificare Masseria Torcito.

La bella stagione è ormai iniziata e le passeggiate all’aria aperta sono quasi una necessità. Il Salento, che le classifiche internazionali posizionano tra le mete più ambite dai turisti di tutto il mondo, non si può certo derubricare al semplice binomio sole-mare, pur essendo innegabile che questi elementi rappresentino attrattori fortissimi. Ciò che conquista l’interesse dei visitatori e che, ad onor del vero, gli stessi salentini hanno iniziato ad amare e apprezzare solo in tempi relativamente recenti, è il Salento dall’inestimabile patrimonio ambientale e culturale, testimoniato dal barocco dei centri storici, dalle chiese, dai dolmen, i menhir, i muretti a secco nelle campagne e dalle bellissime masserie fortificate. Bellezze che appartengono all’Arte e alla Storia di questo territorio. Arte e Storia spesso ferite ingiustamente dall’incuria e dall’abbandono.

Torcito, un sogno infranto.

Lo spunto per la riflessione che vi proponiamo, parte dal libro “Cannole – Una Pagina di Storia recentedi Rino Palma. Un libro che racconta un pezzo di storia di questo paese dell’entroterra salentino, che parla dell’impegno di un gruppo di amici che hanno coltivato in fondo al loro cuore la speranza di veder crescere Cannole e che hanno investito tutto nella valorizzazione del proprio territorio. Ma questo libro è anche e soprattutto un grido di dolore e una richiesta d’aiuto per una sogno spezzato. Un sogno che lega Cannole e che si chiama Torcito.

La masseria Torcito o Cerceto, situata a ridosso del paese e abitata fino agli anni Sessanta, rappresenta uno degli esemplari più suggestivi e carichi di storia di questi edifici-fortezze. È opportuno ricordare che l’origine delle masserie fortificate risale alla storia romana e al fenomeno del latifondismo che si era manifestato in tutta la sua evidenza al tempo dei Gracchi. Nel periodo imperiale, i grandi proprietari terrieri decisero di insediarsi nella campagna, edificando lì la loro “villa”. A seguito della decadenza dell’impero, le invasioni barbariche, la crisi economica, l’instabilità sociale e militare portarono quei pochi che risiedevano nelle ville fortificate a vivere in piena autosufficienza. Tale fenomeno si attenuò in pieno Medioevo grazie all’importanza che assunse il castello. Dopo l’anno 1000, il risveglio generale delle coscienze, l’aumento della popolazione e l’evoluzione della tecnica agraria, permisero di riscoprire la campagna e, nell’Italia meridionale, di reintrodurre la masseria secondo la vecchia concezione romana.

La struttura, le cui funzioni erano basate su un’economia di tipo agricolo-pastorale in grado di rispondere alle richieste del tempo, ebbe il momento di maggiore sviluppo intorno al XVII secolo, unitamente alla più alta manifestazione della propria naturale espressione architettonica. Torcito, i cui edifici risultano presenti indubbiamente nel sito fin dall’864, venne distrutto dai Saraceni, successivamente ricostruito e reso attivo fino alla fine degli anni Sessanta. La superficie, che misurava duecentoventi ettari di terreno coltivati a frumento, tabacco e ortaggi permetteva tra le tante attività, l’allevamento di numerosi capi di bestiame destinati alla produzione di latte, carne e formaggio, la tessitura di lino e cotone e la spremitura delle olive per ricavarne l’olio. Il complesso masserizio di Cerceto comprende, oltre ai locali principali, il frantoio ipogeo, l’imponente torre colombaia – la cui capienza permetteva di ospitare fino a tremila piccioni – la cripta, la cappella di San Vito, alcune tombe e altre tracce di insediamenti di monaci basiliani, le caratteristiche fosse granarie, la neviera – una cisterna adibita alla conservazione delle nevi invernali ,un pozzo – punto di sosta dei carovanieri – e un antico tracciato viario che testimonia l’esistenza della cosiddetta via Calabra, prolungamento della romana via Appia che, costeggiando il feudo di Cerceto, conduceva fino a Otranto.

Nel 1970 la Provincia di Lecce acquistò l’intera area ed approvò successivamente un ambizioso progetto di valorizzazione con il recupero e la ristrutturazione degli immobili rurali. Tutto questo determinò la realizzazione del Parco Naturale di Torcito. Doveva rappresentare un volano formidabile per lo sviluppo territoriale dell’intera zona e invece è diventato l’ennesimo fallimento della politica. Già, perché se Torcito oggi è abbandonata e in mano ai vandali, la colpa dev’essere per forza di qualcuno. Non cercheremo i responsabili del declino del progetto che vedeva il Parco Naturale di Torcito come il fiore all’occhiello di questo territorio ma siamo però convinti che qualcosa si possa e si debba fare per questo sito. Torcito è importante non solo per il territorio di Cannole ma per tutto il Salento, e questa sua agonia non dev’essere più tollerata. Il risorgimento vero per il nostro territorio passerà unicamente da una pagina di storia di nuova creazione di valore, che si può e si deve ancora poter scrivere.

di Tiziana Protopapa



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