‘Il sistema dei trasporti nel Salento in grave ritardo rispetto alle altre province della Puglia’, l’allarme del Sindacato

Trasporto pubblico locale nel Salento, gap infrastrutturale antistorico e antieconomico. La rabbia di Filt Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Faisa Cisal: “I sindaci facciano sentire la propria voce; la Regione mantenga gli impegni”.

Qualche giorno fa in una nota trasmissione televisiva alcuni commentatori si chiedevano se il territorio salentino fosse un territorio ‘da Serie A’ come la squadra di calcio che ha conquistato la promozione nella massima serie. Al termine del dibattito si conveniva che le luci nel Salento sono tante, ma le ombre purtroppo non sono meno. Tra queste ombre, a detta dei sindacati, si può certamente annoverare il sistema dei trasporti e della mobilità che è rimasto arretrato a qualche decennio fa.

I sindacati: “Sindaci, fatevi sentire”

Così Giuseppe Guagnano, Filt Cgil, Giovanni Conoci, Fit Cisl, Emanuele Nitto, UilTrasporti e Antonio Rizzini, Faisa Cisal prendono carta e penna e scrivono ai sindaci della Provincia di Lecce affinchè alzino la voce, si facciano sentire dalla Regione Puglia e pretendano che con i finanziamenti in arrivo dal Pnrr, le Ferrovie del Sud Est siano capaci finalmente di concretizzare e realizzare i progetti di ammodernmaneto promessi ai cittadini entro il 2026, affinché anche il trasporto locale nel Salento sia un po’ più vicino agli standard europei. Il tutto alle porte di una stagione turistica già alle porte dove per l’ennesima volta il sistema ferroviario non sembra di poter rispondere alle attese dei vacanziari e dei residenti.

“Ci duole constatare che a distanza di più di 4 anni dall’insediamento del gruppo FS nella gestione di Ferrovie del Sud Est – scrivono i sindacalsiti -, permangono ancora delle forti criticità nel trasporto ferroviario e su gomma leccese, che si ripercuotono quotidianamente sulla qualità e quantità di servizio offerto all’utenza. Purtroppo lamentiamo ancora oggi un parco mezzi non all’altezza di un territorio a forte vocazione turistica come il nostro. Infatti il 70% circa dei treni utilizzati ha un’età media di 50 anni (modello Fiat Aln), con carrozze prive di confort e alcune con aria condizionata non efficiente. D’altronde parliamo di Fiat Aln, treni che la stessa Trenitalia ha mandato in disuso e rottamato da 25 anni! Alla vetustà dei treni, va aggiunta anche una carenza cronica, dal punto di vista numerico, dei mezzi stessi, che sta determinando in questi giorni la soppressione continua di diverse corse da parte del servizio, con notevoli disagi causati all’utenza che se ne serviva”.

Per non parlare poi dell’atteso adeguamento infrastrutturale, che prevedeva l’elettrificazione e la messa in sicurezza della rete. Sui tempi e sulle tratte da ammodernare, secondo le sigle sindacali dei trasporti, non c’è chiarezza.

Che fine ha fatto l’elettrificazione della rete nel Salento?

“Il Salento – concludono da Filt Cgil, Fit Cisl, UilTrasporti e Faisa Cisal – ha bisogno di una politica locale vigile su questi investimenti, necessari e funzionali al trasporto pubblico locale. I sindaci del territorio pretendano il rispetto dei programmi e dei tempi di realizzazione dell’ammodernamento, chiedano treni adeguati alle esigenze di chi vive nel Salento (che non va trattato come cittadino di serie B) e della vocazione turistica del territorio. Anche la Regione faccia fino in fondo il proprio dovere per colmare un gap antistorico, antieconomico e discriminante. I ritardi accumulati nella provincia di Lecce hanno palesato un’arretratezza evidente del trasporto pubblico locale rispetto ai territori di Bari e Taranto, dove il sistema SCMT (sistema di controllo marcia treno) è attivo sul 50% della rete, l’elettrificazione/attrezzaggio della rete è quasi completa e dove circolano treni di ultima generazione (anche elettrici)”.